L’anno appena iniziato si prepara a mettere sul piatto delle ricorrenze un altro artista clarense entrato a pieni meriti a far parte della Storia delle Musica Italiana. Il suo nome è Angelo Faglia, eccelso trombettista che ha saputo inserirsi tra i grandi del suo tempo richiesto e conteso da attori, musicisti, cantanti, compositori e direttori d’orchestra di massima grandezza come: Armando Trovaioli, Mina, Perez Prado, I Platters, Delia Scala, Domenico Modugno, Bramieri, Walter Chiari, Mia Martini. Per citarne alcuni.
Angelo Faglia nasce il 5 settembre 1924 a Udine, città in cui i genitori, entrambi clarensi, si erano trasferiti per motivi di lavoro. Ritornato giovanissimo a Chiari con la famiglia, Angelo dimostra ben presto una naturale predisposizione per la musica entrando a far parte di complessi ed orchestre sempre più importanti, tra cui da Prima tromba dell’orchestra Rai.
Ricordare un amico d’infanzia scomparso da poco non è cosa facile. Mario Baldini era nato nel 1942 nella centralissima via Zeveto e, come tanti della nostra età, inizia a lavorare molto presto facendo parte dei pendolari in treno che la brava Maria Corti ha raccontato e pubblicato nel 1981 nel suo libro: “Cantare nel buio”. Carrozze viaggiatori in quell’immediato dopo guerra necessarie per far fronte al boom di richiesta di: muratori, carpentieri, imbianchini, fabbri, falegnami, stiratrici e cameriere ecc. Non ce n’erano per tutti e capitava che per dare la precedenza agli adulti ci dovevamo accontentare dei carri bestiame aggiunti a fine convoglio. Vallo a dire ai giovani di oggi – beati loro – che si lamentano del ritardo dei voli aerei diretti alle Canarie, Maldive, Seychelles ed altre spiagge.
Per celebrare l’ottantesimo di morte di S. Maria Goretti, uccisa a 12 anni da Massimo Serenelli, Corinaldo, città natale della Santa, aveva invitato i migliori compositori italiani a realizzare un’opera musicale sul sacrificio della Giovane martire. Un tema difficile da trattare a cui nessuno si era sentito di misurarsi. Nino Piccinelli, protagonista indiscusso della musica del secolo scorso che ha saputo rappresentare e far cantare tutte le sfumature della vita: amore, delusioni, felicità, giovinezza, e crudeltà della guerra, dopo aver riflettuto alla fine accettò. Tra coloro che, conoscendo le sue capacità insistevano affinché accettasse, c’era anche Padre Fortunato Ciomei, Passionista rettore del Santuario di Nettuno. Per quest’incontro con il martirio della Fanciulla, Piccinelli s’accosta con cuore sereno cogliendo l’incanto dell’anima, la purezza e l’abisso del sacrificio.
Quella del Salto degli Sposi è una storia d’amore e mistero da mondo antico iniziata nell’estate del 1871, quando una coppia di giovani sposi, forse in viaggio di nozze, giunti al Passo provenienti dalla lontana Polonia e ospiti di una facoltosa famiglia, un giorno furono rinvenuti senza vita ai piedi del profondo dirupo del belvedere che spazia su Valle di Scalve e Valle Camonica.
Durante il loro soggiorno erano soliti trascorrere le giornate mano nella mano andando alla ricerca degli angoli più suggestivi e solitari. Anna Stareat, pittrice, dai fiori e dai tramonti ricava spunti per i suoi dipinti, mentre Massimo, o Massimiliano, Prihoda, musicista e violinista, dal canto degli uccelli e dalla brezza che accarezza le chiome degli alberi otteneva ispirazioni per i sui componimenti e melodie.
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Sabato 9 novembre il Corriere della Sera, nel dare notizia della scomparsa di Fred Bongusto, pubblicava la foto della copertina del libro biografico dedicato alla carriera del maestro Vittorio Buffoli. Ogni tanto, stampa e Tv, parlando dei protagonisti più rappresentativi della canzone ci dà l’occasione di ricordare il ruolo che questo nostro illustre musicista e compositore ha avuto nell’avviare, preparare, formare ed accompagnare al successo le voci più rappresentative della canzone italiana.
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C’era una volta un fanciullo che sognava di diventare un campione del calcio e quel sogno si è fatto realtà. Un tempo le storie raccontate al fuoco del camino iniziavano più o meno così. Quel sogno che ai giovani consente di continuare a sognare e sperare, fortunatamente non si è mai interrotto.
Caro Direttore,
Chiari ha un passato ricco di storia vicende e personaggi di grande levatura culturale morale e artistica. Ma anche di famiglie e persone semplici che questa città, con il loro fare, amore, onestà, fatica e altruismo l’hanno presa per mano accompagnata fino ai giorni nostri. Non tutti hanno la parola facile. Lasciateli parlare, imparate ad ascoltarli.
Hanno qualcosa da dire e suggerire. Il buon professor Gigi Rocco, a noi studenti un po’ scapestrati d’allora, sempre pronti a prendere in giro il compagno di banco che faticava ad esprimersi ripeteva sempre: “ascoltate tutti, perché anche l’orologio fermo due volte al giorno si trova ad aver ragione”.
Quell’invito del saper ascoltare non è mai scaduto. Ora che l’urna ha scelto, i nuovi amministratori dovranno darsi da fare per cercare le chiavi nuove.
Chiavi capaci di aprire anche quei cassetti di clarensità a volte difficili da capire.
Romeo Bosetti (in arte Romolus) è nato a Chiari il 18 gennaio 1879 ed è morto nei pressi di Parigi il 27 ottobre 1948)
Storici e ricercatori della cinematografia lo hanno definito in molti modi tra cui Primo maestro del Comico francese, premier des burlesques, padre della comicità francese, creatore del meraviglioso e fantastico del cinema muto francese.