Banche, tremano le filiali rispetto al web: Chiari mette le mani avanti

A rischio il degrado di immobili mastodontici
Ritratto di Massimiliano Magli

L'anno zero per il sistema immobiliare bancario di Chiari potrebbe essere il 2023: lo ipotizza l'assessore alle attività commerciali Domenico Codoni, dopo un incontro al Politecnico di Milano.
Prende e valuta quanto emerso dall'incontro con i guru del web, dell'e-commerce e dell'home banking. Ma questo problematica è estesa a ogni centro abitato della nostra provincia. Il caso di Chiari, quanto mai bancarizzata, lo prendiamo come pilota, per descrivere un fenomeno che rischia di diventare endemico e gravissimo se non sarà affrontato per tempo.
Il rischio, subito detto, è enorme: oltre al licenziamento di decine di dipendenti, Chiari rischia un problema in termini di patrimonio immobiliare, visto che le oltre dieci banche presenti detengono immobili non facilmente appetibili per i loro costi e le loro dimensioni. Alcune di esse sono poi in centro storico, dove dimensioni tanto grandi fanno gola a ben pochi operatori, per i costi di affitto e di gestione. Quanto all'acquisto di tali immobili nemmeno a parlarne.
«Parlarne prima – spiega Codoni – aiuta a mettere le mani avanti e ad affrontare le conseguenze di un sistema bancario che progressivamente sarà in gran parte on line e quindi non necessiterà di strutture tradizionali. Quindi sempre meno ancorato a strutture immobiliari dove operare».
Chiari è una roccaforte bancaria, che accoglie oggi sportelli di Ubi, Valsabbina, Bcc Calcio e Covo, Mediolanum, Mps, Banca Santa Giulia, Banco di Desio, Credito Bergamasco, Credito Emiliano, Cassa Rurale Borgo San Giacomo, Bcc Pompiano e Franciacorta e Unicredit.
Una presenza bancaria imponente che in passato aveva visto persino due filiali per alcune di queste banche e che ora stenta a mantenere le singole filiali rimaste.
Qual è il rischio? «Il rischio è quello di uno spopolamento su tutti i fronti – spiega Codoni – da quello dei dipendenti, che alimentano un Pil locale a ogni livello, da quello della ristorazione a quello dello shopping, passando poi all'aspetto immobiliare che significherà un calo significativo dell'Imu, della contribuzione sulla Tari e di immobili importanti che rischiano di rimanere sfitti. Ora questa è una banale ipotesi, tutto potrà cambiare nei prossimi anni, ma non mi pare che il Governo né il sistema bancario stiano dando indicazioni sufficienti su come affrontare il problema».
Il futuro è soltanto ipotizzabile, ma con un sistema bancario tradizionale, che non pare allinearsi adeguatamente al cambiamento delle modalità di accesso, Chiari intende mettere le mani avanti.
E Chiari non è certo un caso isolato: le stesse problematiche, nei prossimi anni, potranno riguardare grossi centri seguiti dalle nostre testate come Palazzolo, Rovato, Iseo, Sarnico, Travagliato, Roncadelle, Castel Mella e Orzinuovi. Ma anche eventuali chiusure in centri minori porteranno importanti ripercussioni sul tessuto urbanistico, sociale ed economico.
Personalmente ho l'impressione che le banche abbiano già tirato i remi in barca e lasciato i propri dipendenti a se stessi: quando telefoni o ti rechi nelle filiali di banche primarie in Italia, che non siano la filiale dove hai aperto il conto, ti senti rispondere puntualmente: «Ah ma lei non ha il conto qui da noi?». Cosa c'è di più atavico di questa risposta? Quanto non è un autogol mostruoso tale riscontro?
E che le banche stiano ipotizzando tagli importanti non è una novità: per marginare, gli istituti di credito stanno persino tagliando i bancomat più colpiti dalle rapine. Parliamo di sportelli che non hanno importanti costi di personale, figuriamoci per le filiali.

 

 

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