Barcellona, un clarense salvo per poche ore, una gussaghese ha visto

Enrico Rubagotti arrivava in Catalogna mentre il terrore era in corso. Stefania Balotelli ha invece vissuto tutto
Ritratto di Massimiliano Magli

VIDEO IN BASSO  Per due volte la sua nave si è inchinata al terrore, distante dalla tragedia per pochi minuti, pochi chilometri. Il clarense Enrico Rubagotti, camionista sulle lunghe tratte, ha assistito per due anni consecutivi al terrore più efferato, standosene impotente, ma sicuro, su una nave col suo camion. 
E' accaduto lo scorso anno, il 14 luglio, quando la sua nave faceva l'inchino davanti a Nizza, mentre sulla Promenades des Anglais era in corso una carneficina (84 morti) con lo stesso metodo adottato per Barcellona. E giovedì 17 è stato tutto uguale, alle 17 l'attacco terroristico, mentre Rubagotti, 40 anni, si avvicinava al porto di Barcellona. «Ogni quattro giorni sono nel capoluogo catalano per lavoro – spiega -, potevo essere io uno di quei birilli umani. Solo il destino ha voluto che il mio viaggio si concludesse poche ore dopo. Ho scoperto tutto per caso, mentre eravamo sulla nave: ho visto movimento nel salottino, con la gente accalcarsi attorno alla tv. A quel punto ho capito che la morte mi è passata a fianco per la seconda volta. C'era chi piangeva per la paura, chi per le ferie rovinate da questa tragedia, chi voleva tornare a casa subito. Sulla mia tratta c'erano anche tanti nordafricani, la nave (la Gnv ) da Genova procede verso Barcellona per poi fermare a Tangeri». Il 18 agosto di mattina Enrico, come al solito, ha percorso la sua Rambla, ma con un altro intento, quello di comprendere l'atrocità commessa. Il caso, o forse no per gli attentatori, vuole che «Rambla» (raml) in arabo significhi sabbia e indichi strade ricavate su corsi d'acqua asciutti o coperti.
Il caso, o forse no, vuole che su un luogo che lega linguisticamente il mondo arabo alla Spagna sia avvenuta una carneficina da parte dell'Isis. «E' stato straziante percorrere la Rambla – ha commentato Enrico -. Diversi lati erano completamente chiusi, mentre nella parte centrale, dove il furgone si è arrestato, c'era una pioggia di commemorazioni e centinaia di persone. Intono invece era il deserto. Il momento più toccante è stato quando da alcuni altoparlanti è partita 'Imagine' di John Lennon. Ho voluto provare la metro, che dicevano aperta: anche qui il deserto, una scena surreale, nonostante siamo in un periodo caldo per il turismo e in un giorno lavorativo». Enrico lavora per un'azienda bresciana di logistica, che trasporta di tutto agli italiani di Barcellona, Ibiza e Formentera: bar, ristoranti, negozi di abbigliamento sono riforniti dalla sua azienda. E' rientrato il giorno successivo (la consegna era  l'ultima prima delle vacanze). «La mia paura? Vedere il mio camion in mano ai terroristi: è un due assi con motrice come quello di Nizza: abbiamo sempre gli occhi aperti e i controlli stanno diventando comprensibilmente estenuanti, ma non si è mai sicuri al 100%». Stefania Balotelli, fiscalista e scrittrice 40enne di Gussago, era a 300 metri dal luogo del terrore, insieme al fidanzato Massimiliano Brattini (45 anni). Giovedì ha raccontato i primi attimi di terrore vissuti da spettatrice, il 18 agosto il suo personalissimo day after: «Non abbiamo dormito molto – spiega - ci siamo addormentati tardissimo perché volevamo capire avevano preso l'assalitore. Alloggiamo in un albergo in via Laietana: dopo aver preso sonno siamo stati svegliati da nuove urla di gente che probabilmente inneggiava contro il terrorismo. Il risveglio è stato impressionante: quando ho rimosso le tende ho visto la Rambla completamente vuota, se si esclude il punto in cui era ammesso l'accesso. La polizia è ovunque. Poi, dopo il minuto di raccoglimento e mezzogiorno, la folla è tornata ed è stato da brividi: hanno promosso un corteo per ricordare le vittime e mentre veniva diffusa 'Imagine', dalle finestre centinaia di persone si affacciavano ad applaudire. Ho chiamato i miei (Fausto e Rosa Lombardi) subito dopo le prime notizie, senza che ancora si sapesse del terrorismo, ma sapevo che di lì a poco le comunicazioni telefoniche sarebbero diventate difficoltose, come infatti è avvenuto».

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