Intervista esclusiva del Giornale di Chiari al guru della patologia americana

Il Professor Blair Holladay risponde alle nostre domande sul Coronavirus
Ritratto di Benedetta Mora

PRIMA PARTE

Lo scorso anno è stato l'ospite d’onore del convegno organizzato in Villa Mazzotti dalla Fondazione Pellegrini Forlivesi sul progetto condotto dall’americana ASCP, la Società di Patologia Clinica che lui dirige. Due settimane fa ha donato uno stock di maschere salvavita all’Ospedale Mellino Mellini rinsaldando il rapporto che lo lega alla città di Chiari. Ora, dagli Stati Uniti, paese in cui risiede, il Professor Blair Holladay risponde alle nostre domande sul Covid-19. Quella che vi proponiamo di seguito è la prima parte del lungo intervento del guru della patologia americana.

Nonostante i media ogni giorno ci aggiornino sulla situazione conosciamo ancora poco questo virus, e nel mare magnum di notizie imperversano le fake news: cosa sappiamo veramente del Coronavirus? Quanto è lunga l’incubazione? Per quanto dopo la guarigione restiamo ancora positivi e contagiosi?

"Attualmente, i dati indicano una possibile forbice tra le due settimane ed i cinque giorni. In questo periodo, i pazienti sono infetti e contagiosi prima di mostrare sintomi. Non conosciamo la percentuale dei pazienti positivi ma asintomatici perché non vengono fatti tamponi sulla popolazione generale, ma solo sui sintomatici. I dati sembrerebbero indicare anche che la maggioranza della popolazione non ha sintomi, o sintomi leggeri, prima di guarire. In linea di massima, dopo che un paziente guarisce non è più contagioso, ma i dati in questo senso sono ancora deboli. Potrebbero volerci fino a due settimane perché lo sia davvero. Tuttavia, stiamo vedendo dei pazienti guariti che risultano positivi ad un successivo tampone, ma che sembrano non essere più contagiosi. E’ ancora presto, nell’esperienza con questo nuovo virus, per determinare con precisione se questi pazienti possano essere nuovamente contagiosi, o meno".

Un'altra grande preoccupazione deriva dalla capacità del Covid di sopravvivere su indumenti e superfici. Ma per quanto tempo il virus resta attivo veramente?

"Gli indumenti non sono una delle maggiori modalità di trasmissione. La persona media non dovrebbe preoccuparsi degli indumenti  perchè la maggiore modalità di trasmissione è attraverso l’esposizione a goccioline derivanti da persone che starnutano o tossiscono entro i due metri. Generalmente, il virus sopravvive più a lungo su superfici solide e non porose (non indumenti) come plastica ed acciaio inossidabile (2-3 giorni), cartone (24 ore), rame (4 ore) e aerosols (3 ore). Sugli indumenti, comunque di secondaria importanza, può durare di più su fibre artificiali come il poliestere che su quelle naturali come il cotone".

 

 

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