Consiglio di Stato nega sospensiva

Addio al progetto di recupero dell’area?
Ritratto di mavi

Una pietra tombale sul sogno di trasformare l’area della Macogna in un’oasi socio-naturalistica, scongiurando definitivamente il pericolo discarica e restituendo ai cittadini un ambiente recuperato e liberato dai veleni. Questo potrebbe essere l’effetto del pronunciamento del Consiglio di Stato sui due ricorsi separati che erano stati presentati dai Comuni di Cazzago, Berlingo, Rovato e Travagliato, nei quali si chiedeva la sospensione del provvedimento di triplicamento dell’eluato, di fatto l’ampliamento della gamma di rifiuti conferibili nell’area, concesso dalla Provincia nell’ottobre del 2016. I Comuni avevano presentato una doppia richiesta di sospensiva al Tar di Brescia, Cazzago aveva ricorso contro il provvedimento da solo, ma i giudici avevano bocciato la richiesta. Da qui la decisione di presentarsi al Consiglio di Stato, che però ha dato ragione alla Provincia affermando che il danno ambientale lamentato dai quattro Comuni non è «supportato da elementi certi e concreti tali da evidenziare il periculum derivante dall’esecuzione dell’adottato atto autorizzato in deroga».

Una decisione che mette in dubbio il progetto di recupero ambientale e riqualificazione dell’area, che era stato presentato nell’aprile scorso da Legambiente: si trattava di un progetto ambizioso che poggiava sulla realizzazione di laghi naturalistici per riempire le cave, di piste da ciclocross per sostituire le discariche, di giardini didattici per raccontare la storia del territorio, oltre a prevedere una grande fascia boschiva per mitigare l’impatto di Tav e la BreBeMi, un anfiteatro per ospitare spettacoli, una fattoria didattica, delle aree prative, una zona per l’addestramento cani, la ippoterapia e la onoterapia, piste ciclabili e da ciclocross, un laghetto o uno stagno come zona umida a supporto della biodiversità e 6 chilometri di sentieri sterrati, orti e frutteti sociali, oltre alla piantumazione di circa 50 mila alberi e arbusti, ed un museo con visite guidate ai macchinari e ai metodi di lavorazione dei materiali.

Un progetto che era stato sposato dalle Amministrazioni di Cazzago, Berlingo, Rovato e Travagliato, oltre che dagli attivisti “No Macogna” e dai cittadini dei quattro Comuni. Ora con il pronunciamento del Consiglio di Stato tutto appare più lontano, come ha sottolinea il sindaco di Cazzago Antonio Mossini ricordando «ci avevamo creduto tutti, ma questa presa di posizione del Consiglio di Stato infrange tutti i nostri sogni».

Lo stesso Mossini ha anche affermato che «le sentenze sono da rispettare, ma ritengo che si sia sempre sottovalutata la pericolosità per la saluta dei cittadini di questa discarica».

Il pronunciamento del Consiglio di Stato non è una sentenza, trattandosi di un’ordinanza e le possibilità di fermare i conferimenti nell’area Macogna sono ancora vive, anche se sempre meno sono le armi che le Amministrazioni comunali e i cittadini hanno per farlo. La decisione dei quattro Comuni di presentare ricorsi separati potrebbe essere stato un autogol, rimane però ancora in campo il ricorso di Cazzago contro l’autorizzazione alla discarica su cui presto dovrà decidere il Consiglio di Stato.

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