“La morte di nostra madre“

Ritratto di mavi

Caro Direttore,
                        voglio rendere partecipi tutti i lettori del vostro giornale della terribile esperienza che io e i miei fratelli abbiamo avuto presso la ***, durante la degenza di nostra madre di 87 anni, ricoverata in questa struttura per due volte consecutive. Premetto che mia madre era stata colpita da ictus da quasi quattro anni in seguito al quale, diventata completamente afasica e costretta a letto, era assistita notte e giorno da me e dai miei tre fratelli.
Il 29 dicembre scorso in seguito all'aggravarsi di una polmonite è stata ricoverata nel reparto di geriatria presso la *** dove è rimasta fino al 4 gennaio scorso. Dopo una prima accoglienza che sembrava essere buona, le cose non sono proseguiete affatto nel verso giusto, a partire dalla poca professionalità e dalla scarsa umanità dimostrata dagli infermieri e dai dottori, con i quali non abbiamo quasi mai avuto occasione di dialogare.
Altro aspetto inqualificabile, l'incapacità degli addetti di applicare nel modo corretto l'antibiotico per via venosa; sono stati fatti diversi tentativi per prendere le vene di entrambe le braccia di mia madre, sempre con esito negativo e avendo come risultato il rigonfiamento di etnrambi gli arti che hanno assunto una colorazione violacea. Dopo parecchie ore durante le quali non si è visto nessuno a controllare il suo stato di salute e dopo infinite insistenze, finalmente un'infermiera le ha attaccato la flebo alle vene dei piedi. Le braccia erano talmente gonfie di liquido che sulla pelle si erano sviluppate delle vesciche e si è reso necessario un bendaggio.
Se i giorni di questo primo ricovero sono stati lunghi e travagliati, non ho parole per descrivere il secondo ricovero di mia madre, avvenuto l'8 gennaio scorso a causa di uno scompenso cardiaco. Premetto che non abbiamo avuto la possibilità di scegliere la struttura presso cui ricoverarla in quanto trasportata in *** dal 118, altrimenti non ce l'avremmo certamente riportata.
Questa volta, le sue condizioni erano critiche ed eravamo perfettamente consapevoli delle elevate probabilità che non ce l'avrebbe fatta. Ricoverata nello stesso reparto di geriatria, dopo pochi giorni si è reso necessario attaccarla ad un respiratore, ed è da questo punto che per mia madre è cominciato l'inferno. Io e i miei fratelli ci alternavamo per assisterla e siamo stati di nuovo testimoni della freddezza e della trascuratezza con le quali il personale medico si approcciava a lei. Il 12 gennaio mia madre era allo stremo. Perfettamente cosciente, nonostante fosse aiutata dall'ossigeno faticava enormemente a prendere fiato.
Avvertita la dottoressa in turno ci siamo sentiti rispondere che “i parametri erano nella norma” e che la suddetta pensava di esser stata chiara sulla necessità di dover staccare la spina, quando al contrario, nessuno ci aveva mai avvisati dell'imminenza della cosa e che tantomeno ciò dovesse avvenire senza sedazione. Eravamo contrari all'accanimento terapeutico ed era già da sé una situazione tragica, ma vi lascio immaginare come ci siamo sentiti in quel momento vedendo nostra madre perfettamente cosciente e consapevole soffrire in quel modo.
Il 13 gennaio solamente dopo aver lottato strenuamente per una banale sedazione, mia madre se n'é andata in modo sereno ed inconsapevole. Sedazione che se fatta a momento debito, avrebbe risparmiato parecchia inutile sofferenza.
Nessuna persona dovrebbe ricevere un simile trattamento. Tantomeno in una struttura ospedaliera come la ***, ritenuta all'avanguardia. Persino negli ultimi istanti di vita di un paziente anziano siamo stati trattati come fossimo in una catena di montaggio. Anche questa è malasanità. Episodi che passano per lo più in sordina ma che per questo non sono meno vergognosi.

Lettera firmata

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