Iseanità e filastrocche

Ritratto di mavi

L’ultima occasione per gli iseani di affermare  ed un  po’ nostalgicamente rimpiangere “l’iseanità”, per alcuni ormai scomparsa, è stata la apertura - ricordo all’Arsenale  della mostra di opere significative dello scomparso Franco Fava, uno tra i più grandi poeti dialettali di Brescia e fotografo raffinato di persone e luoghi di Iseo e dintorni.
Al momento dell’inaugurazione, tra i molti  iseani  presenti  si sono scambiati i ricordi del novecento, con il richiamo in dialetto di altri personaggi, spesso ricordati in filastrocche che riproduciamo con convinzione e nostalgia, per lasciare una traccia dell’ambiente e dei costumi di allora ad Iseo.

“BIGIO DE PINCIO”

Per distinguere l’appartenenza delle singole persone alla famiglia di origine, con il cognome ripetuto  nella allora  piccola comunità iseana, era normale assegnare ad ognuna un soprannome (scötöm), che nel nostro caso è riferito ad un personaggio del primo novecento di cognome “Consoli”, di nome Luigi, trasformato in “Bigio de Pincio”.
La filastrocca qui riportata, forse incompleta in alcune parti, fa riferimento alla passione del nostro per i cani,divenuta proverbiale tra gli amici facchini e ciabattini, sempre presenti in piazza attorno al monumento di Garibaldi.
Quando morì la cagna, gli amici inviarono un biglietto di condoglianze al compagno di sventura, con riferimento alla disperazione del padrone “Bigio de Pincio”, al funerale della cagna,con sepoltura nell’orto sotto una pianta di gelsomino e con l’epitaffio di cordoglio in lingua italiana, a firma dei quattro  amici burloni, denominati ognuno con il classico soprannome e, buon ultimo, con la precisazione di attività di “Barbù” , esperto riparatore di scarponi ( scarpù ).

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