Il mondo dei giusti perde Simone Mazzata

Si è spento ieri a 54 anni l'ex uomo di Cogeme
Ritratto di Massimiliano Magli

Il 14 settembre è morto, dopo una terribile malattia, Simone Mazzata, aveva 54 anni. E’ stato un punto di riferimento per la Cogeme e la Fondazione Cogeme Onlus di Rovato fino al 2012, quando fu oggetto di un traumatico e discusso licenziamento, da dipendente a tempo indeterminato qual era. Un vulnus che, sono certo, si ritorcerà contro gli eventuali (!) responsabili di quell’assurdo licenziamento, per di più in seno a una società pubblica. Era nativo di Desenzano del Garda, ma aveva vissuto diversi anni a Paderno Franciacorta, dove si era trasferito per far fronte al proprio incarico in Cogeme, una società in cui ha lavorato con forte responsabilità ambientalista e umana.
Il suo carattere era un misto di dolcezza per la natura e di sofferenza per il dolore immenso ricevuto dalla morte di un figlio per un banale incidente. Al figlio Brunetto, ormai scomparso, nel 2006 dedicò un libro (“Scegliere il cuore”), e alla sua “Chicca”, la figlia Federica, aveva dedicato il nuovo sogno: vivere in una cascina ristrutturata in piena campagna a Castelvetro piacentino. “Mi mancherà tantissimo - ha commentato Gianluca Delbarba, allora presidente di Cogeme e oggi di Acque Bresciane - mi ha insegnato che quando gestisci un servizio pubblico devi farlo non solo in modo diligente ma con l’anima e uno spirito di servizio profondo. Ora riabbraccerà suo figlio. Per me, per i suoi colleghi è un momento di profonda tristezza”. Nonostante quel licenziamento, che gli aveva dato ovviamente anche grane economiche, Mazzata era riuscito a coronare il sogno nel Piacentino. Qui aveva persino impedito con una campagna mediatica (Nonna Quercia) la costruzione del Ponte autostradale tra Cremona e Castelvetro. Testimonial di quella campagna furono anche il cantautore bresciano Omar Pedrini e i Modena City Ramblers. Ho conosciuto e lavorato con Simone Mazzata, che mi chiese un aiuto nella realizzazione del periodico quadrimestrale di Cogeme (oggi scomparso). Con lui ho realizzato per qualche tempo questo strumento, uno strumento su cui puntava moltissimo e in cui metteva tutta la sua passione per le progettualità a favore dell’ambiente. In Fondazione Cogeme aveva introdotto collaborazioni con realtà di tutto il mondo e di assoluto prestigio per mettere in primo piano il tema della sostenibilità. La Carta della Terra fu per anni il suo riferimento imprescindibile in ogni pubblicazione, anche in quelle annuali su Franciacorta e Bassa bresciana.  
Credeva profondamente nella forza della natura e degli alberi. E io credo nella stessa natura. Nei giorni scorsi Beppe Grillo ha lanciato il saggio della scienziata Suzanne Simard che ha dimostrato come gli alberi siano in grado di parlare tra loro, cedendosi carbonio se necessario. Parlano, a modo loro, ma parlano. E la quercia di Simone il giorno stesso in cui morì si è fatta sentire anche da me. Come ho raccontato agli amici e colleghi con cui ho parlato, è stato commuovente e spiazzante ricevere alla sera il messaggio della sua morte. La sua morte, tanto giovane, mi ha sorpreso. Ma più incredibile è stato realizzare che nella giornata avevo pensato a lui per ben tre volte, ricordando il mio lavoro con lui, al mattino, poi, nel pomeriggio, pensando ai miei figli e alla modalità per educarli in sicurezza (lui e la moglie Daniela scelsero per Federica un’educazione a casa per le scuole elementari), infine le risate che ci facevamo nei momenti di intervallo dal lavoro. Nello stesso giorno, prima del luttuoso messaggio, un amico che non sentivo da tempo mi comunicò la nascita del suo primo figlio… Quell’amico è Andrea Tortelli: aveva lavorato prima di me con Simone Mazzata. Sono certo che gli alberi parlino. E gli uomini appartengono a qualcosa di molto migliore di ciò che sembrano e di ciò che spesso fanno. E il carbonio, protagonista di tutta la chimica organica, lascerà sempre qualcosa di noi.
Simone si prendeva sul serio, a volte era brusco, ma di una bruschezza che pareva robotica, quasi per un metodo di sacrificio per poter ottenere il traguardo che aveva prefissato per la sua azienda o la sua vita. E alle spalle aveva, quando lo conobbi, il dolore che solo lui e sua moglie Daniela possono conoscere, il dolore di chi perde un figlio. La sua onestà e volontà di autoanalisi, espressa nel libro dedicato a Brunetto, raccontano di lui tanta profondità, una grande sensibilità, l’amore totale per l’ambiente e per le opportunità tecnologiche e ovviamente per la sua famiglia.
Fu licenziato dalla stessa politica che lo aveva assunto. Ossia da quel sistema che tu pensi ti abbia apprezzato ma ti ha solo usato. Con lui ebbi confronti schietti, non mancai di eccepirgli le mie perplessità sul funzionamento di quello che era un sistema quasi ministeriale, ma ho sempre apprezzato la sua determinazione nel difendere il suo sogno chiamato Cogeme, che contribuì a rendere più green e moderno. Nel 2011 mi volle incontrare per un articolo a favore dello svecchiamento della società per cui lavorava. Ci teneva. Sapeva fare comunicazione e politica. Se qualcuno lo ha rimosso volontariamente dal suo lavoro sappia che il Cerchio della Terra, tanto caro a Simone, si farà sentire... prima o poi. 

Vota l'articolo: 
Average: 5 (2 votes)