Addio a Fontana, "dinosauro" Dc
Quando lo conobbi nel 1989 avevo 14 anni e da poco tempo avevo avviato il mio impegno per la Democrazia Cristiana del mio paese: ero convnto di due cose: la Democrazia Cristiana era uno schifo di ipocrisia e perbenisti criminali per molti suoi esponenti, ma aveva principi che mi avrebbero autorizzato l'ideale di contribuire a ripulirla nel mio piccolo.
L'incontro con il povero Sandro Fontana, morto nella notte tra il 3 e il 4 dicembre, avvenne nella storica sede di via Tosio (quella da cui la Dc venne cacciata poco dopo perché nemmeno riusciva a pagare l'affitto, ormai partito Popolare, nonostante i miliardi che percepiva dal popolo italiano): ebbi netta la sensazione che fosse tutto scontato, compreso l'ambiente quasi curiale e «versaillesco». La sua figura non mi piacque per nulla, perché incarnava a pieno un ancien regime detestabile e poi detestato.
Resta il fatto che, come il povero Gianni Gei, scomparso lo scorso aprile, rappresentò uno di quei volti (c'era anche Mino Martinazzoli che seguivamo di palazzetto in palazzetto con il gruppo giovanile che coordinavo) che ha incarnato perfettamente lo spirito della Dc bresciana, e non solo, di quegli anni: cristiano fuori, austero fuori, misterioso dentro. Aveva una nota tutta sua: la scintillanza (nulla a che vedere con la pellicola di Kubrick) che solo una certa intelligenza regala allo sguardo.
Senatore e parlamentare europeo, Fontana era originario di Marcheno (Valtrompia), dove era nato nel 1936.