Le trivellazioni fanno paura

Cresce l'ansia per il progetto di ricerca gas e idrocarburi
Ritratto di Redazione

 

Il progetto è ormai noto e parte da lontano, precisamente dal marzo del 2012 data in cui la società Exploenergy di San Donato Milanese lo ha presentato al ministero dello Sviluppo Economico.
L’idea è quella di andare alla ricerca del gas rimasto nella bassa bresciana dopo le trivellazioni fatte nell’ultimo mezzo secolo da Eni e Agip, che ne hanno estratto circa due miliardi di metri cubi, sfruttando i giacimenti individuati in quel periodo, ma non sfruttati perché considerati marginali.
Alla presentazione del progetto si erano alzate le proteste di due parlamentari del Pd, Alfrerdo Bazoli e Miriam Cominelli, che avevano presentato un’interrogazione ai ministri dello Sviluppo Economico e all’Ambiente per avere notizie sui possibili rischi ambientali delle trivellazioni.
La domanda ha però nel frattempo iniziato il suo iter ed ha ottenuto il parere favorevole della Commissione idrocarburi e risorse minerarie.
Ora è attesa la Valutazione di impatto ambientale da parte della regione Lombardia.
La domanda di esplorazione sotterranea presentata dalla Exploenergy interessa il territorio di 31 Comuni della Bassa bresciana e prende il nome di progetto “Lograto”, ma a destare preoccupazione sarebbe il sistema di trivellazione utilizzato. Se si trattasse del cosidetto fracking, che sfrutta la pressione dei liquidi per provocare delle fratture negli strati rocciosi più profondi del terreno agevolando la fuoriuscita dei gas presenti nelle formazioni rocciose, il pericolo inquinamento delle acque delle falde sarebbe pesante.
Il metodo avrebbe rischi potenziali per l’ambiente e per questo è stato messo al bando in Francia e in Bulgaria, come sottolinea la stessa Cominelli, che è membro della commissione Ambiente, Territorio e Lavori Pubblici della Camera, ricordando che è una «procedura altamente inquinante poiché gli agenti chimici e liquidi inquinanti utilizzati per spaccare, impermeabilizzare e tenere aperte le rocce hanno come risultato diretto sull’ambiente la contaminazione dei terreni e delle falde acquifere».
La preoccupazione per il progetto è viva nella Bassa bresciana e soprattutto a Lograto, che ne è al centro.
Qui il gruppo di minoranza “Uniti per Lograto” ha lanciato l’allarme rimarcando l’assoluta indifferenza verso la verifica regionale del «permesso di ricerca esclusivo di idrocarburi liquidi e gassosi su terraferma denominato “Lograto” avanzato dalla società Exploenergy» e formulando «alcune osservazioni di criticità al progetto nell’ambito della procedura regionale in corso entro i termini previsti».
Le tecniche di indagine utilizzate nel progetto lascerebbero numerose perplessità sul loro effettivo impatto ambientale, visto che in altri paesi europei sono state messe al bando. Dubbi sulla situazione arrivano anche dall’Amministrazione comunale, che ha espresso le sue perplessità con una delibera del 18 luglio e richiedendo un colloquio con l’assessore regionale competente.
Il 4 agosto, durante la festa del Pd a Lograto si è tenuto un incontro che ha visto la partecipazione degli onorevoli Alfredo Bazoli e Miriam Cominelli del Pd, del consigliere regionale dei democratici Gian Antonio Girelli e di Liliana Panei, in rappresentanza del Ministero dello Sviluppo economico.
Proprio la Panei ha sottolineato che nella Bassa «non ci sarà nessuna ricerca di shale gas», il metano ricavato da roccia fangosa, avversato in tutta Europa.
La deputata del Partito Democratico Miriam Cominelli ha sostenuto l’importanza di richiedere «un intervento del Governo, per avere più garanzie di sicurezza per il territorio e una maggiore partecipazione e trasparenza nel processo autorizzativo in corso», mentre il collega Bazoli ha rimarcato il rifiuto per uno sviluppo che metta a repentaglio la salute dei cittadini.

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