Cinema-teatro, le più recenti "cartoline"

Si scopre un capannone vuoto, occupato da sbandati. L'allora tecnico del centro-sinistra: "Bisogna demolirlo".
Ritratto di Redazione

I luoghi della memoria non si toccano. Non si toccano nemmeno quando vengono demoliti: diventano belli o restano brutti a seconda dei gusti. Ma non si discute un ricordo, bello o brutto che sia, è scelta di ognuno di noi celebrare certe immagini o preferire ad esse delle altre. Diverso è far passare le cartoline anni Sessanta o Settanta del cinema-teatro di Chiari come occasione per riattaccare la tiritera sul Mazzatorta cattivo che ha demolito un gioiello. Ecco cosa abbiamo scoperto, per dirla con il fare di Beppe Grillo nel produrre suspense nei suoi post:
 
Quasi due anni di attacchi alla maggioranza fondati «sulla incompatibilità almeno morale» del vice sindaco Luca Seneci, poiché attivo come ingegnere con progetti legati all'Amministrazione comunale. Analogo attacco all'assessore ai tributi Gabriele Zotti perché titolare di un'agenzia immobiliare che trattava il terreno su cui è sorto il Polo del Produrre («in Giunta quando si trattava questo punto – ha ricordato Zotti – sono uscito
per correttezza»). Ora si scopre tuttavia che contro il Comune, ossia l'organo in cui opera come rappresentante, ci è andato uno dei consiglieri di quella minoranza che si è stracciata le vesti insieme a una parte del Pdl per l'incompatibilità di Seneci.
Proprio in queste ore arriva infatti la notizia che il Consiglio di Stato ha affossato il ricorso di alcuni cittadini (famiglie Iore, Loschi ecc.)
dell'area ex cinema-teatro, che avevano chiesto l'incompatibilità con il Pgt del progetto del nuovo Polo della Cultura. Il tutto dopo che i cittadini ricorrenti avevano perso in sede civile un ricorso sui confini (erano stati legittimamente abbattuti da Eleca alcuni muretti e cancellini che nel tempo erano sopravanzati rispetto alla reale proprietà privata), e aver vinto in un primo tempo il ricorso al Tar sul conflitto progettuale (il motivo era di fatto lo stesso: volumetrie non rispettose di distanze che partivano da presupposti fallaci). Conflitto dichiarato inesistente dal Consiglio di Stato, dopo che in entrambi i casi (sede giudiziaria civile e amministrativa) il consulente tecnico delle famiglie è stato il consigliere comunale Federico Lorini, che è ingegnere.
«Un aspetto che nella maggioranza – spiega il sindaco Sandro Mazzatorta – abbiamo sempre voluto non stigmatizzare, poiché da sempre siamo contrari a certi metodi forcaioli e parlo per me e per i miei assessori e consiglieri. Le dimissioni di Seneci sono state accettate perché da lui mi sono state praticamente imposte per il bene della maggioranza. Le ho accettate a malincuore ma rimango a dir poco sorpreso dal vedere che contro il Comune poi lavora anche un Consigliere comunale».
Ma quanto scoperto dalle carte sulla vicenda sorprende rispetto alle accuse, più volte mosse dal centro-sinistra contro Seneci, Zotti ma anche contro la scelta di abbattere il cinema-teatro che la maggioranza ereditò dalla vecchia Amministrazione in condizioni di abbandono totale, ormai pieno di guano e di piccioni e con strumentazioni ormai devastate dal trascorrere del tempo, anche a fronte di una causa tra il gestore e il Comune proprietario.

L'abbattimento del complesso venne duramente attaccato dal centro-sinistra, ormai all'opposizione, salvo poi scoprire, dalla lettura dei documenti amministrativi che era l'unica soluzione possibile. Così infatti si legge nella relazione conclusiva dell'arch. Schifano, appositamente incaricato alla Giunta cui apparteneva proprio Federico Lorini, per studiare il caso e redigerne un progetto risolutivo. Progetto tuttavia che, seppur lautamente pagato, peraltro non fu mai realizzato. Come conclude anche l'arch. Schifano, in ogni caso il cinema, per le sue caratteristiche funzionali obsolete, andava ridisegnato e portato in linea con i tempi moderni e con le nuove esigenze delle sale cinematografiche che, proprio in quegli anni, andavano imperversando con modernissimi nuovi edifici (poco prima della chiusura fu aperto al pubblico sia il multisala di Erbusco che quello di Brescia). Performance che si poteva raggiungere, come spiega il tecnico appositamente incaricato dalla Giunta Facchetti, solo previa demolizione, anche e soprattutto per consentire di recuperare lo spazio interrato necessario per la sosta ed il parcheggio. L'abbandono del cinema fu confermato anche nei fatti. "Negli anni che intercorrono tra la chiusura del cinema del 2001 e fine del mandato della Giunta Facchetti nel 2004, nulla fu fatto per restituire il cinema alla città - ricorda il Sindaco Mazzatorta -  ed anzi, dopo la chiusura nell'ordine fu: dapprima notificato lo sfratto al gestore, che da oltre cinquant'anni con sua madre gestiva il cinema, e per ultimo ma non per importanza, furono pignorati e venduti alle Aste Giudiziarie (anno 2001) tutto l'arredo (800 poltrone comprese!) e tutta l'attrezzatura esistente (macchina cinematografica compresa!). Quattro muri non sono un cinema - precisa il sindaco - Tuttavia, quello era quanto mi è stato consegnato quando iniziai il mio mandato alla fine del 2004. Quei quattro muri erano deprimenti, spogliati ormai da anni di tutte le attrezzature del cinema e ridotti, come confermano le brande ed i materassi che abbiamo potuto trovare all'interno, a ricettacolo di sbandati e senza tetto. Altro che Cinema! Le ampie documentazioni fotografiche eseguite prima della demolizione testimoniano ben altro e, per onestà intellettuale, in quei quattro muri si coglieva tutto tranne una sola azione in tanti anni per riaprirlo al pubblico. Io quantomeno ci ho provato e non mi sono arreso, nemmeno quando ho saputo del fallimento di Eleca S.p.A., il soggetto che, con procedure trasparenti e ad evidenza pubblica, si era aggiudicato il progetto, i lavori e la gestione del nuovo Polo della Cultura. Non mi sono arreso di fronte al fallimento di quella società e, grazie alla collaborazione istaurata con tutte le Fondazioni clarensi. Ho trovato una soluzione alternativa che ha permesso, da una parte di concretizzare il recupero del cinema Sant'Orsola, chiuso anch'esso da decenni e ridotto a cimiceto in pieno centro urbano, realizzando invece un grande parcheggio al servizio dell'Ospedale e della città in viale Mazzini e recuperando, in tal modo, ogni metro quadrato alle funzioni urbane ed alla fruizione pubblica".

Giuseppe Vavassori, allora dirigente dell'Area cultura, conferma la morosità del gestore e la scelta del Comune di arrivare al pignoramento, ossia a una soluzione giudiziale, lasciando chiudere il cinema-teatro, dopo aver pazientato invano a fronte della richiesta del gestore di attendere il saldo della rata di affitto. Dopo il tentativo di far subentrare qualcun altro, si procedette con il pignoramento e nei fatti - e non a parole - si scrisse la parola FINE del cinema-teatro che rimase per anni lasciato a se stesso e ormai svuotato. Su questo aspetto nessuno oggi della maggioranza stigmatizza: "hanno fatto quello che andava fatto - spiega il sindaco - , per di più gliel'aveva detto il loro tecnico scelto e pagato per dare un parere tecnico appunto. Diverso è come hanno condotto il tutto, facendo pignorare l'intero parco strumentale del teatro". 
In realtà riferisce Vavassori che alcuni beni furono trafugati dal gestore. Un aspetto che riteniamo doppiamente grave: come si possono lasciare serrature e accessi liberi a un gestore che non risulta più affidabile da tempo? 

Ecco l'intervento di Vavassori di alcuni giorni fa riportato su Facebooi: 
"Pur essendo restio ad intervenire nelle polemiche, mi sento di dover ricordare solo alcuni dei fatti che generalmente vengono tralasciati nella ricostruzione delle vicende del Cinema Teatro. La chiusura al pubblico fu una decisione presa unilateralmente nel febbraio 2001 dalla Gestione Nuovo Cinema Teatro – Chiari s.r.l. La motivazione dichiarata consisteva nella necessità di adeguamento dell’impianto elettrico alle normative vigenti. Questa decisione e questi inconvenienti furono comunicati all’Amministrazione comunale, dopo che l’Amministrazione comunale aveva domandato di utilizzare la sala per alcuni appuntamenti culturali programmati per il 2001, secondo i termini del contratto in vigore e analogamente a quanto realizzato nell’anno 2000.
La s.r.l. Gestione Nuovo Cinema Teatro in precedenza aveva chiesto di posticipare la rata d’affitto, motivando la richiesta con la scarsa affluenza di pubblico provocata dalla concorrenza “selvaggia” delle multisale (quindi, si sottolinea, senza fare alcun accenno a problemi o carenze strutturali dell’immobile). Tale proroga fu concessa, ma la suddetta società non versò più nulla, accumulando ulteriori debiti nei confronti dell’Amministrazione comunale, fra cui alcuni tributi locali ed il mancato versamento dei proventi della sublocazione del bar annesso al Cinema-Teatro, che per contratto dal febbraio 1999 spettavano al Comune di Chiari. L’azione giudiziaria rappresentava pertanto un atto dovuto, la cui promozione era strettamente connessa alle responsabilità amministrative e contabili che ricadono in particolare sugli organi tecnici del Comune di Chiari.
Seguirono tentativi di compensare il crescente debito con la cessione degli arredi di proprietà della s.r.l. esistenti nel Cinema-Teatro, secondo una stima della società medesima. Successivamente, su sollecitazione della società stessa, si ebbero incontri con persone interessate a rilevare la s.r.l. Gestione Nuovo Cinema Teatro – Chiari ed a sanare la posizione debitoria nei confronti del Comune di Chiari. Tuttavia questi incontri non ebbero esito positivo, le speranze di un recupero del credito, anche attraverso rateizzazioni, andarono scemando e dovettero alla fine, essere riposte nell’autorità giudiziaria, sfociando nel pignoramento degli arredi e nella conseguente vendita all’asta. La faccenda, invece di chiudersi normalmente con il rilascio dell’immobile, incontrò una resistenza ostinata da parte della s.r.l. Gestione Nuovo Cinema Teatro – Chiari, che per tutta risposta in data 13 agosto 2001 notificò al Comune di Chiari un atto di citazione, con il quale pretendeva di essere risarcita a causa del danno alla propria immagine e dei mancati introiti, passati e futuri presunti fino al 2008, per la cifra complessiva ed esorbitante di circa due miliardi, non senza aver provveduto a prelevare ed occultare abusivamente tutte le sedute delle poltrone, in modo da impedire l’utilizzo dell’immobile".

Tutto quello che emerge è che non si può mettere in croce né la vecchia Amministrazione (qualcuno magari avrebbe preferito salvare il cinema e aspettare che non mettersi muro contro muro davanti a un giudice) né l'attuale. Guai a dire però che la Giunta attuale ha demolito un cinema-teatro... 

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