Legambiente attacca il progetto Sandrini

Legambiente contro una nuova cancellazione di terra agricola. Avviene a Chiari per il progetto di espansione della ditta Sandrini Metalli.
Un progetto per una ditta con la produzione di lamiere grecate che venne da subito evidenziato come impattantre, trattandosi di una produzione insalubre di classe 1.
Un'evidenza che Gabriele Zotti, oggi sindaco, aveva portato all'attenzione dei cittadini durante la campagna elettorale, chiedendo che «vi fosse una considerazione più complessa del progetto e un coinvolgimento maggiore della popolazione affinché fosse valutata l'opportunità di tale operazione».
Il progetto tuttavia era già in stato avanzato e lo stesso Zotti da sindaco ha dichiarato l'impossibilità di poterlo fermare.
A prendere di mira il progetto ora è Legambiente che annuncia di aver fatto ricorso al Presidente della Repubblica «contro la scelta del Comune di Chiari di stravolgere il proprio piano urbanistico, modificando la destinazione di ben 200.000 metri quadrati di territorio comunale per venire incontro alle richieste della Sandrini Metalli SpA, intenzionata a triplicare il proprio insediamento e volendo realizzare a questo scopo un nuovo edificio produttivo, destinato a cementificare un'area agricola di ben 70.000 metri quadrati».
Barbara Meggetto, presidente di Legambiente Lombardia: «Nella regione che primeggia in Italia quanto a consumo di suolo, non possiamo più tollerare che si sprechino risorse preziose, anzitutto per l'equilibrio ambientale, oltre che per la produzione agricola, per questo chiediamo che Regione Lombardia si doti di una normativa più rigorosa, che limiti gli eccessi di discrezionalità con cui le amministrazioni locali ritengono di poter eludere le norme urbanistiche per assecondare aspettative che, ancorché legittime, devono trovare una composizione all'interno di una pianificazione urbana sostenibile, senza consumi di suolo come in questo caso evitabili».
Nel mirino di Legambiente sono anche le lavorazioni dell'industria: «invece di migliorare l'ambito agricolo alle porte della città, il comune ha cioè autorizzato la costruzione di un impianto industriale, dove si lavoreranno metalli insieme a poliuretano e a lane minerali per produrre pannellature isolanti, sebbene la stessa area agricola sia classificata, dal piano urbanistico, nelle aree per la ricostruzione polivalente dell'agroecosistema».
Non solo: Legambiente evidenzia che Arpa aveva definito questa attività incompatibile sotto il profilo ambientale, trattandosi di impianto industriale insalubre di prima classe per il tipo di lavorazioni che vi vengono effettuate, «oltre che per la necessità di utilizzare e stoccare sostanze chimiche pericolose per il rischio di esplosioni, tanto da rientrare nella categoria a 'rischio di incidente rilevante' per i dettami della ‘direttiva Seveso».