Traversata compiuta alla faccia dello "stronzo"
Il diario di Kathy Pitton
23 agosto 2015
Me la ricorderò per un bel po' questa data, perché alla follia non c'è fine!
Mi do della matta da sola che, senza allenamento specifico, mi butto in questa avventura, sognata per anni e mai affrontata, per mancanza di coraggio forse, o perché non mi allenavo a nuotare nel lago... quel lago che mi ha sempre intimorito un poco, che guardavo e non avevo il coraggio di domare.
Ora l'ho fatto!
E sono due giorni che non dormo ancora per i crampi alle gambe, per il dolore alle spalle e per la stanchezza che ha deciso di non abbandonarmi.
L'inizio di questa storia è stat a fine maggio, di domenica, quando Pedro, al secolo Franco Pedretti, mi chiede: ma perché non la fai con noi, gli Old Farts... cioè le vecchie scoregge... ovvero le "vecchie glorie" dello sport iseoano.... Oddio, mai sono stata una gloria dello sport, sportiva si magari ma gloriosa mai.
Comunque la cosa mi intriga ed alla fine mi iscrivo con loro, il certificato medico l'ho già per il ciclismo e la palestra per cui sono a posto.
Ma tutto sembra cosi lontano e non ci penso più...
Per "allenarmi" faccio la traversata del Como il 27 luglio, ma son solo 1200 metri... per arrivare ai 3200 dell'Iseo ce ne vuole.... ma poi, lavoro, mostre mercato con Elsa, il tempo per allenarmi non lo trovo più.
Ma il 23 agosto si avvicina e mi rendo sempre più conto di aver preso una decisione decisamente azzardata.
e la notte prima non dormo un secondo...
Ma alle 8 del 23 agosto sono alla palestra puntuale, ritiro chip e pallone, borsa con ciabattine e cuffia, aspetto tutti gli altri Old ed in compagnia ci avviciniamo al Lido dei platani, da dove un battello privato ci portare a Predore, alla partenza.
La voglia di restare a bordo e tornare a terra è tanta ma poi la voglia di fare che ho sempre dentro mi dice «Eh no cara, hai voluto nuotare? nuota!».
Mentre aspettiamo la partenza, data da Ciccio alle 10.15 dopo il passaggio del battello di linea, seduta sulla panchina di legno del parco, guardo passare i ragazzi del triathlon di Lovere, ammiro la loro potenza sui pedali e lascio scorrere le sensazioni sulla pelle.
Ed è come se mi vedessi dal di fuori, dal di sopra, guardandomi assieme ad altri 250 persone con la boa di sicurezza attaccata alla vita, le cuffie rosse col numero di gara, il mio è il 36, le mute in neoprene... la loro giovinezza... rendendomi conto che la mia è passata da tempo ma che la voglia di far ancora qualunque cosa scateni adrenalina non si è mai placata.
E si entra in acqua, fatico a mettere le pinne, faccio un respiro e mi lascio scivolare sull'acqua con la tavoletta attaccata alla vita perché ho paura...
Le pinne aiutano, le gambe spingono e tra le onde, prima scarse e poi più forti, avanzo piano piano. Tanti sono già avanti centinaia di metri, io resto indietro ma vedo che altri sono con me e la canoa poco lontana mi dà sicurezza... ed ho tempo per pensare guardando in lontananza quello che sarà il mio punto di attracco, quella sottile e piccola striscia rossa sul lungolago dove dovrò arrivare, tra un bel po di tempo.
La fastidiosa battuta di un velista che, probabilmente, si sente ganzo..."eh quella li non arriverà mai"... mi ricorda le tante gare in bici quando, guardando solo l'esteriorità della persona, la stazza l'età, mi facevano battute del cavolo.... che smentivo ogni volta arrivando al traguardo.
E la voglia di arrivare di la è tanta.
Fino a metà lago tutto ok e poi all'improvviso i crampi maledetti, mi lasciano senza fiato, mi sfiancato tanto da chiedere aiuto ad una barca.
Mi lanciano una cima, mi danno modo di rifiatare, e poco alla volta i muscoli si rilassano ma il dolore resta.
Si avvicina il canotto della Protezione Civile e D'Artagnan, (l'ho sempre chiamato così anche quando mi seguiva alla Gimondi) mi chiede: tutto ok Kate?
Non riesco quasi a rispondere ma lui si gira e dice al collega: «me la conose, piotost la nega».
Ne sorrido e penso che mi conosce davvero bene, io non mollo a costo di arrivare tra due ore....
Mi lascio cullare dalle onde, e quando le gambe sembrano reagire positivamente riprendo a nuotare anche se il dolore non cessa mai del tutto; credo di aver pianto ad un certo punto, sembrava che il lungolago non si avvicinasse mai ma poi, poco alla volta, sempre più lentamente, la boa gialla gigante è diventata sempre più vicina e mi sono ritrovata con Angelo Polonini che, già arrivato, mi nuotava incontro e mi scortava all'arrivo.
Una sola voce ho sentito tra le tante...
Mamma!
Il cuore ha fatto un paio di capriole in quel momento ed allora ho messo a fuoco, ho sentito i ragazzi del Ftc Equipe, i miei compagni di squadra ciclistica, chiamarmi, Michela Gatti che mi incitava negli ultimi metri ed i ragazzi della Protezione Civile darmi una mano a salire gli ultimi gradini per arrivare e consegnare il chip.
Atterrata.
Stravolta, piegata dal dolore alle gambe ma al traguardo.
Sono talmente persa che quasi non vedo chi mi dice brava, chi mi chiama, gli amici di sempre, mia figlia con la salvietta che mi viene incontro, il bicchiere che mi offrono gli alpini che tracanno d'un fiato e solo alla fine mi rendo conto essere vin Brulé e non the caldo...
Non so se ridere o piangere, ce l ho fatta, nonostante la spalla destra che non mi permette di nuotare a stile e che mi fa nuotare in un modo tutto mio; mi scappa una lacrima e non so neppure perché
Poi è tutto concitato, la palestra per ritirare i vestiti, la premiazione sul lungolago, il pranzo in compagnia dei miei nuovi compagni di squadra a Sassabanek, il tempo che passa ed è ora di andare a casa per una doccia calda e rilassarsi davvero... Un poco di magone per il bellissimo gesto dei vincitori che hanno dedicato la vittoria ad Andrea Belotti che ogni anno faceva la traversata con loro e nel vedere gli occhi lucidi di Elsa quando la targa è stata consegnata a sua mamma rendendomi conto di quanto io sia fortunata ad avere mia figlia accanto ogni giorno.
Ed un sorriso al ricordo di quando, due anni fa in palestra, Andrea mi disse «Ma davvero fai la Starter Bike Kathy?» pensando che forse ero troppo Old Lady per farla, ma anche allora arrivai al traguardo come oggi...
Mi permetto di dedicarla a te la mia traversata Andrea, anche se arrivata tra gli ultimi.
Ed ora pensiamo a cosa combinare per il 55esimo compleanno visto che ogni anno me ne invento una.
Alla prossima ragazzi!