Addio a Gualtiero Marchesi patron dell'Albereta di Erbusco

Il bilancio della vita col millimetro dei giorni utili
Ritratto di Massimiliano Magli

Se fosse per me direi che è un gran fortunato, perché è nato nell'anno di mio padre (1930) e se n'è andato dopo aver cucinato alla grande e raccontato per una vita. Mio padre se n'è andato nel 2009, anche lui raccontava e leggeva, amava la cucina a modo suo, ma non ce l'ha fatta a campare di più e, se fosse sopravvissuto, avrei avuto l'egoistica fortuna di vederlo amare i miei tre figli. Non ne ha visto nemmeno uno, salvo accarezzare su mio invito scaramantico la pancia che custodiva il mio primogenito quando era nell'ospedale da cui non se n'è più andato.

Ci sono circa dieci anni di vita in più tra mio padre Faustino e Gualtiero Marchesi. Direte giustamente che tra 78 anni e mezzo e 87 anni dello chef (che amava definirsi oste) fa poca differenza. E invece no: mio padre mi ha avuto quando il mondo lo voleva scapolo, a 45 anni, mettendo al mondo tre anni dopo una terza figlia (visto che io e mio fratello siamo gemelli).

Ora voi potete raccontare ciò che volete, ma quando un figlio nasce e considera giovane, come lo consideravo, un padre in età così avanzata, potete capire che si fa presto a dire che il proprio padre è morto di morte prematura... foss'anche a quasi 79 anni. E dio li benedica quei 34 anni trascorsi insieme... ma per me sono troppo pochi. Per me è stato e sarà sempre troppo presto.
Aggiungici lo zenzero, mettici il pepe, toglici la curcuma che modifica troppo e correggi di sale... la storia non cambia. Ho amici che si stanno godendo i propri cari dieci anni in più di me e alcuni di loro hanno genitori di 65 anni a cui auguro almeno altri vent'anni, ossia trent'anni in più con un papà rispetto a me.
Forse avete individuato da queste poche righe una presuntuosa conclusione da parte mia, citando casi ben peggiori di figli rimasti orfani in tenera età o di genitori scomparsi prima del mio, fermo restando che ho ancora una magnifica madre 80enne a custodirmi sogni e ricordi.
Ma non è così: la conclusione è che i miei pochi o tanti anni vissuti con mio padre sono valsi tantissimo. Non posso cadere nell'arroganza di definirli di più o di meno rispetto a quelli che caratterizzeranno la vita di altri figli con il doppio o quasi della mia convivenza con mio padre.
Ma certo posso dire che gli anni vissuti con un padre così tanto presente, nonostante e grazie al suo lavoro da contadino, sono significati moltissimo. Non è merito in realtà del lavoro che faceva, che gli concedeva tanti giorni a casa, ma del suo amore per la famiglia che ci ha consentito di godere di un'immensità di insegnamenti. Poter contare per pochi o tanti anni su un padre che si dedica ai propri figli è un dono enorme.
Il finale è il contrario dell'incipit: la vita è un dono e i giorni vissuti insieme con chi ami sono il vero assoluto valore della vita stessa.La ricetta di Gualtiero Marchesi, scomparso lo scorso 26 dicembre, non la conosco... ma sono certo che, se è tanto buona come tanti hanno apprezzato, reca l'amore per ogni giorno trascorso insieme.
Viviamo una vita che in tante fasi è piena di nulla... trovare spazio per l'amore familiare significa aver realizzato la miglior ricetta che la vita potesse concederci.
Spero che anche Gualtiero abbia avuto il tempo per potersi concedere una ricetta tanto bella.  

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