Cadeddu, nuovo libro

E’ stato presentato nei giorni scorsi presso la sala Zenucchini, con la partecipazione di Tino Bino e di Ivano Bianchini della biblioteca comunale di Rovato, l’ultimo libro scritto da Mariolina Cadeddu. Pubblicato dalla casa editrice LaQuadra, si intitola “Pensieri e capelli al vento” e racconta un pezzo di storia di Rovato che parte da molto lontano. Non dal 1993 come sembra che sia, ma dal 1890 quando a Rovato venne data la possibilità ai bambini di frequentare la Scuola dell’infanzia, secondo le teorie di un pensiero educativo che induceva a cominciare fin dai primi anni.
Durante la presentazione Tino Bino ha spiegato come «il libro di Mariolina Cadeddu è un grido forte contro l’indifferenza che domina la società. In un tempo in cui dominano confusione e narcisismo social, leggere le pagine di questo libro è come leggere la memoria di noi, ricordando che senza memoria noi non ci siamo».
«Abbiamo perso la capacità di ascoltarci davvero - ha commentato il bibliotecario Ivano Bianchini -. “Pensieri e capelli al vento” è un libro denso, in cui la penna diventa un fioretto e Mariolina dà tante stilettate: ha fatto nomi e cognomi, ha avuto la forza di metterci la faccia».
In “Pensieri e capelli al vento” l’autrice racconta di un percorso durante il quale non si finisce mai di ammirare la grande apertura mentale di alcune persone che, intuendo quanto fosse importante questa strada, hanno dato la possibilità ai bambini poveri di migliorare la loro vita.
«In quel tempo i poveri si chiamavano “Miserabili” - spiega Mariolina Cadeddu -. In quel tempo qualcuno non capiva l’importanza di quel gesto. Si forniva loro una giusta custodia, si dava un piatto di minestra ed un pezzo di pane, si insegnavano i primi rudimenti dell’apprendimento tenendo in mano una matita. E i fogli si riempivano di aste, mentre quelle piccole menti cominciavano ad aprirsi alla conoscenza. Si chiamavano Giardini d’infanzia».
A Rovato c’era gente facoltosa che, grazie a spinte generose, lasciava i propri beni perché anche qui, come già accadeva in altri paesi, si erigesse un asilo.
Nell’archivio della scuola Mariolina Cadeddu ha trovato documenti straordinari e testimonianze di una moltitudine di persone che si erano impegnate dimostrando una grande generosità. Tra le tante carte c’era anche un dipinto del benefattore Giuseppe Agnesi, fatto da Gerolamo Calca.
Il desiderio di tutelare una delle scuole più antiche del paese ha messo Mariolina Cadeddu nelle condizioni di capire che ognuno, può e deve assumere un incarico.
«Nel 1993 nessuno voleva occuparsi di quella scuola perché era troppo disastrata – ricorda Mariolina Cadeddu -. I presidenti se ne andavano. I consiglieri si dileguavano. Fare politica e poi fare volontariato hanno in comune la stessa spinta. Emerge in modo diverso lo stesso intento che è quello di occuparsi del proprio paese».
Nel libro, lungo un percorso di Scrittura di sé, appreso da Mariolina Cadeddu grazie a Duccio Demetrio, emergono storie, mischiate a pensieri che senza volerlo nascono dentro di noi.
C’è un pezzo di storia di Rovato vista dall’occhio di una casalinga, Mariolina appunto, che viene chiamata ad occuparsi del proprio paese.
«Di sicuro – sottolinea Mariolina Cadeddu - se me ne fossi rimasta a casa a fare torte e gonnelline non avreste ora tra le mani questo mio ingenuo libro. Dove, attraverso il mio sguardo, sentirete parlare persone che se ne sono andate da molti anni.
A me piace narrare dicendo i nomi».
«La nostra storia è importante – conclude l’autrice -. Una delle prime proposte che Auser ha fatto è stata la raccolta di storie e testimonianze :”Rovato si racconta”. E’ stato un percorso dove tante persone, tra le quali anche tre ex sindaci, ci hanno narrato di sé. L’intento era quello di dare voce a chi pensava di avere qualcosa da raccontare e già allora mi resi conto di quante storie ciascuno si tiene dentro. Il mio intento è quello di accendere tanti fuochi in chi vorrà apportare un suo contributo a questa stessa storia. Perché ciascuno ha un suo sguardo e la realtà è sempre mischiata alle nostre emozioni e a quel mondo infantile che ci portiamo dentro».