Un bacino di accumulo nella ex Cava Fin Beton

E' il progetto su cui punta il Comune dopo l'accordo con Sandrini Metalli
Ritratto di roberto parolari

E' una ferita al territorio da quasi trent'anni, ma nessuno ha mai messo mano a ciò che resta della Cava Fin Beton, che con il Comune di Chiari, aveva una convenzione di ripristino a piano campagna.
Nel 2004 il sindaco uscente Mino Facchetti la considerava già una questione annosa che necessitava urgente soluzione. Oggi il sindaco Massimo Vizzardi chiude il capitolo con una brillante operazione che ha visto trasformare questo buco enorme nella campagna di Chiari in una grande opportunità per la natura e per l'agricoltura.
L'obbiettivo dichiarato dal primo cittadino, ferma restando la sostenibilità finanziaria e il sostegno di enti come la Regione, è la realizzazione di un bacino per far fronte all'emergenza idrica che sta diventando endemica.
Un progetto che è stato presentato con l'entusiasmo per aver già concluso il recupero del sito con un accordo insieme alla Sandrini Metalli che, a fronte di un ampliamento della propria attività sul fronte strada, acquisirà e cederà al comune l'area della cava, riportandovi anche i materiali di scavo per la propria sede: si eviterà così il conferimento in discaricati di materiali nobili e la creazione del substrato per riforestare l'area.
Il buco nel frattempo è stato oggetto di un progetto preliminare per la sua trasformazione in vasca idrica d'emergenza.
Per capire i numeri in gioco basti dire che l'area interessata è di 135 mila metri quadrati. Il lago potenziale avrebbe una portata che potrebbe arrivare al milione di metri cubi, anche se è poco credibile per ragioni di gestione e di sicurezza.
Valori realistici sono intorno ai 700 mila metri cubi.
L'assessore all'agricoltura Domenico Codoni: «È un progetto estremamente significativo, per il quale molto dipenderà dalle volontà degli enti superiori a partire da Regione, ma i numeri sono impressionanti e strategici per la nostra zona. Il cambiamento climatico è ormai arrivato e prevedere le emergenze è un dovere».
Il cratere scavato è di circa 65 mila metri quadrati per una profondità di 15. A riempirlo potrebbero essere corsi d'acqua come la Seriola Vecchia o la Fusia e il Comune ha già programmato incontri con i consorzi per cominciare a parlarne.
Il successivo aspetto è tutto tecnico e riguarderà la gestione energetica dell'impianto. E anche su questo argomento il Comune ha già ipotizzato un ricorso alla Comunità energetica che ha innescato con i due poli scolastici e altri interventi con energie alternative (pannelli fotovoltaici, geotermia, isolamento edifici) che stanno creando surplus enormi di energia elettrica.
Nei prossimi mesi sarà messo nero su bianco un primo pianto finanziario che dovrà tenere conto anche della impermeabilizzazione del bacino. Un bacino che, intanto, dopo oltre trent'anni diventerà finalmente campagna riforestata.

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