Meneghini si racconta al Suffragio

Mostra in parrocchiale per il pittore: è curata da Quaresmini
Ritratto di Deborah

Mario Meneghini espone a Travagliato: dal 26 giugno al 10 luglio, l’artista travagliatese presenzierà con una personale nella chiesa del Suffragio di piazza Libertà. Dopo un lungo periodo di riflessione nel silenzio del suo studio, espone gli esiti della sua ricerca pittorica. Si tratta di un percorso di introspezione nel raccoglimento davanti alla tela come se recitasse una preghiera nel tentativo di sciogliere i lacci più pesanti di una quotidianità affranta. Così la pittura diventa lenimento e ricerca di un’oasi di pace, una dichiarazione d’amore dal codice espressivo inconfondibile. Il dipingere per Mario è l’intingere i pennelli nelle cromie del vivere tra le sue luci e le sue ombre nella fatica esistenziale che spesso attanaglia l’uomo. Nei dipinti più antichi emergono gli umili, espressione vigorosa di un’umanità all’apparenza sminuita e ferita nel patimento tra povere cose, ma proprio per questo arricchita da una sostanza interiore ancor più palpitante. Le figurazioni balzano da pennellate ro buste d’ascendenza espressionista in cui emergono il pathos, l’emozione di un sentire spontaneo e parte cipato nel candore di un cuore innocente. Mario è in quelle figurazioni, sussulta con loro, si sente uno di loro. È la lezione che giunge sull’onda mai attenuata del ricordo del suocero-padre Paolo Bignotti, poeta della tela in tempi solitari e difficili, stella cometa che ancora avvince. Un altro filone della sua ricerca si è addentrato in una pittura di paesaggio nel fascino della luce di Ischia, delle architetture silenti di Pantelleria, della dolcezza del Garda, della tranquillità di Beaufort en Anjou e delle torbiere del Sebino: vi si è immerso en plain air, a più riprese, quasi a rigenerarsi in una natura amica e lenitiva. In questi dipinti la tavolozza si schiarisce e le immagini sembrano danzare lievi o persino dissolversi in minuscole pennellate tra percezione ed emozione. Con le nature morte si riallaccia ad un’antica atmosfera lirica tra fiori materici e la polvere del tempo che si deposita sulle cose mute, che lo sguardo dell’uomo vorrebbe raggiungere in profondità. In quest’ultimo periodo si è impegnato nella rielaborazione personale delle tappe più significative dei movimenti artistici attraverso i ritratti dei grandi artisti del passato che hanno segnato con il loro estro l’evoluzione dell’arte pittorica. Tra gli altri, compare Renato Guttuso che, ad una festa popolare, mentre era in compagnia di Aldrighi, gli aveva detto: «cercate nella pittura di essere sempre voi stessi», consiglio che gli ri corda che «l’arte è un mistero che ha le ali di farfalla», come scriveva Alda Merini. Ma forse la descrizione più viva dell’arte di Mario Meneghini l’ha scritta l’amico Garosio su per le Pertiche valsabbine sul verso di un suo dipinto: «La pittura di Mario Meneghini ha la purezza della sua anima. L’impostazione è fatta di sintesi. Vi è solo l’essenziale...». E, sicuramente, per Mario dipingere è vivere, è amore, è essere se stesso, è sentirsi libero.

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