Addio alla maestra Melina

Aveva 85 anni la mamma di Gianluigi, Mavi e Massimiliano Magli
Ritratto di Massimiliano Magli

Roccafranca ha perso una delle sue storiche grandi maestre. 
Si è spenta domenica Melina Sorriso, 85 anni, nata a Licata di Agrigento il 6 agosto del 1937. 
Lascia i suoi gioielli, i suoi «micini» come li chiamava lei ancora oggi, ovvero i figli Gianluigi, Massimiliano (direttore ed editore delle nostre testate) e Mavi, pur in forza alla nostra casa editrice. A loro va il nostro profondo cordoglio.
Melina, diminutivo di Carmela, aveva insegnato fino a 55 anni per poi occuparsi della famiglia, che anteponeva a qualsiasi altra cosa scuola compresa. Aveva perso il marito Faustino, nel 2009, e da allora era vissuta nella casa storica, a fianco della quale viveva il figlio Massimiliano. 

 

Di lei si sono presi cura i figli nel tentativo di sostenerla negli acciacchi legati al suo cuore capriccioso. Nel 2020, in piena pandemia, si era ripresa da un'emorragia cerebrale e a tenerle la mano per un lungo cammino conclusosi domenica è stata la dottoressa Beatrice Cossu, della Medicina di Chiari.
Il commento del figlio Massimiliano: «Beatrice è stato un angelo, ha accompagnato il suo cammino finale, una figura rarissima nel mondo della medicina, già devastata con ritmi folli e carenze vergognose frutto della di una politica miope. Ho avuto modo di scontrarmi con una sanità ancora arretratissima, soprattutto sul fronte dei diritti umani, ancora incapace di consentire la presenza costante del parente in condizioni di estrema fragilità senza che la scusa del Covid abbia più alcun senso, salvo ammettere che in tre anni non si è stati in grado di fare un bel niente».  
I funerali si svolgeranno mercoledì 30 novembre alle 15.30, mentre il 29 novembre alle 18 è fissata la veglia di preghiera all'abitazione in via Santi Gervasio e Protasio al civico 124. 
Al Nord Melina era emigrata negli anni 60 insegnando prima a Monza e Milano, dove si era portata anche due nipoti orfani di madre (Emanuele e Carmelinda Potenza) e poi nella Bassa Bresciana. 
«Si conobbero – raccontano i figli – sul lago Maggiore, dove nostra madre era in gita con una scolaresca e nostro padre per un giro con amici. Scoccò la scintilla e di lì a poco la donna della Sicilia si ritrovò in una villa dei primi anni Sessanta con vicina la stalla ancora ricca di una ventina di bovini, dove la sera ci si trovava ancora a fare filò come si soleva dire: ossia fare salotto con il calore del bestiame, raccontandosi storie con tutti i parenti o pregando". 

IL RICORDO DURANTE LA LITURGIA 

Cara mamma, ci abbiamo provato con tutti noi stessi,
abbiamo provato a crederci, coinvolgendo chiunque sulla strada 
sapesse di medicina o di fede.
E' stato così fino all'ultimo giorno, all'ultima telefonata dall'ospedale che speravamo sempre fosse la penultima...
Non sai quanto, alla fine, ci siamo sentiti impotenti, smarriti, presi dal dolore che solo l'addio a una mamma può lasciare. 
Mamma...
in questo momento il film della tua vita con noi si srotola di continuo.
I viaggi in passeggino per il vialetto di casa, 
mentre il sole del primo anno sapeva di cremine profumate e carezze.

I primi passi con te vissuti come conquiste spaziali 

L'aia assolata dove un po' battevi i panni e un po' i nostri culetti 
La paura del primo giorno d'asilo, come del primo giorno di scuola. 
Ricordo i primi brutti sogni che ci consolavi.
Poi il tuo conforto alla scuola elementare, dove insegnavi
Ci sentivamo confortati sapendoti a un passo dalla nostra classe. 

Con la tua spinta gli anni di scuola sono volati
e ci hai aiutato ogni volta che c'era un intoppo.
Con quanta pazienza! 
Quante volte ti abbiamo ripetuto lezioni solo per il piacere di sentirci più sicuri. 
E quante volte ci hai preso per mano e fatto sentire al sicuro quando gli incidenti della vita arrivavano imprevisti: un infortunio, un problema a scuola, una delusione tra amici, la morte degli amici e, purtroppo, la morte del papà. 
Davanti al suo feretro dicevi agli altri, mettendomi una mano sulla spalla, che io, abitandoti vicino, sarei stato la tua colonna, il tuo sostegno, la tua consolazione. Ho fatto quello che potevo ogni giorno amore di mamma, pur con le spigolature e i difetti del mio carattere, ma con una devozione e un impegno che oggi mi lasciano soltanto il tuo sole nel cuore. 
A parte le volte che mi dimenticavo di passare a prenderti il pane... 

Altrettanto hanno fatti i miei fratelli in tutto e per tutto ciò che potevano, colmando le mie tante lacune. 

Dio solo sa l'amore che ti abbiamo voluto, tu donna della Sicilia emigrata al nord per lavorare come maestra. 
Hai lasciato Angela, la tua mamma ormai vedova, le spoglie della tua sfortunata sorella Maria, scomparsa a 33 anni, e Vita, la sorella del cuore con cui hai parlato ogni giorno fino alla sua morte. 
Al nord hai portato i tuoi nipoti orfani di mamma e con la forza di una Madonna li hai cresciuti, mentre insegnavi a tanti ragazzi a leggere, scrivere e... vivere. 
Poi hai incontrato papà ed è stata una grande incredibile storia, perché all'epoca era difficile pensare che un 45enne e una 38enne potessero mettere insieme una famiglia con tre figli. 
Invece, Mamma e Papà avete fatto questo miracolo e ci avete donato la vita. Il dono per eccellenza. 
Mamma... abbiamo vissuto con te le difficoltà di integrarsi in questa comunità, dove essere anche mezzo sangue era un problema, figuriamoci avere il sangue del sud. 
Quanto sei stata grande nel crescere noi e i tuoi allievi, andando oltre il pregiudizio!
Poi c'erano le idee un po' passatelle di tua suocera, che non perdeva tempo per stuzzicarti con pregiudizi da fine Ottocento. 
Ma tu avevi il mare davanti, ovvero noi figli e i tuoi alunni ed è stato tutto più facile. 
Poi il mare si è fatto più grande diventando oceano e non ti sei fatta indietro quando sono arrivati i tuoi nipoti: Sofia, Zaccaria, Anita, Agata, Giovanni ed Elia. 
Sono diventati la tua sola ragione di vivere al punto che, ormai appesa a un filo, sei stata in grado di regalare ad Agata il tuo ultimo bigliettino di auguri poche ore prima di salutarci. 
In ospedale, pur stravolta dalla fatica, finito l'orario di visita, ci hai visto restare a oltranza nel tentativo di prolungare la nostra consolazione. E hai reagito con dolcezza e fermezza, invitandoci più volte ad andare e a raggiungere le nostre famiglie. 
Per noi questa forza è santità mamma... Ed è per questo che, nel nostro smarrimento, ti troveremo sempre come bussola. 

Ciao Mamma
Massimiliano

 

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