L'ultimo pescatore

Intervista a Emanuele Marini
Ritratto di Redazione

Un’istantanea di un mestiere affascinante che fino a pochi decenni fa era il cardine dell’economia del Sebino e ora in estinzione. Negli ultimi vent’anni il numero dei pescatori nei laghi lombardi è diminuito di due terzi. Gli anziani pescatori scompaiono portando con sé le loro memorie e la loro preziosa esperienza, ma in cambio, ben pochi giovani prendono il testimone. Tra loro Emanuele Marini, clusanese di 23 anni e pescatore professionista.
Racconto il suo, da cui traspare la vera passione, l’amore e l’orgoglio di tenere in vita un prezioso patrimonio di conoscenze.
Da quanto tempo peschi e e chi ti ha insegnato?
Sono pescatore dal 2008, anche mio nonno era pescatore di professione, ed è stata una figura molto importante perché mi ha trasmesso la sua passione per questo lavoro sin da quando ero piccolo. Altre due figure sono state e sono ancora altrettanto importanti per la mia carriera di pescatore, Luciano e Pietro Barbieri, con i quali pesco ancora oggi.
Io sono clusanese, storico paese di pescatori e sede dell’unica coopeativa di pescatori del nostro lago, la “Cooperativa Pescatori di Clusane” della quale faccio parte insieme ad altri dieci ragazzi.
Sei un pescatore di professione - cioè, ti sostieni esclusivamente con questo lavoro?
Sì, sono un pescatore di professione. Ho la licenza professionale di tipo A e sono stato abilitato tramite un corso teorico e pratico. Se si lavora bene si possono avere buoni introiti e vivere serenamente.
Lavori da solo o con un socio?
Si cerca di non lavorare mai da soli, ma almeno in coppia per fronteggiare meglio gli imprevisti che non mancano mai. Io lavoro in proprio con il mio socio, Pietro Barbieri, anche lui della cooperativa “Pescatori di Clusane”.
E’ molto importante andare d’accordo anche perché si passsa molto tempo insieme. Bisogna formare una buona squadra e aiutarsi a vicenda.
Quanti giovani come te hanno scelto di fare il pescatore?
In tutto il lago d’Iseo siamo in  sei con la licenza, io sono l’unico di Clusane, gli altri ragazzi sono montisolani. Con loro si è instaurato anche un rapporto di amicizia che va oltre l’essere colleghi di lavoro.
Siete in competizione tra di voi?
Un po’ di sana competizione non guasta mai, sprona a mettere sempre il massimo impegno in quello che si fa. C’é anche un pizzico di invidia per chi ha le attrezzature più belle, e per questo si cerca di dire sempre meno per non rivelare le proprie carte.
Come ti senti ad essere uno dei pochi pescatori rimasti?
Sinceramente mi sento una persona normale che fa un lavoro normale, anche se la maggior parte della gente considera la pesca un’attività sorpassata. Ma quando qualcuno mi chiede che lavoro faccio, io rispondo con orgoglio che sono un pescatore! Certo, potrei scegliere un altro lavoro, magari in un posto più comodo, invece ho scelto la strada più dura.
Perché secondo te pochi giovani pensano di intraprendere lavori diciamo “di una volta”?
Secondo me perchè i giovani di oggi vogliono fare lavori di poca fatica e guadagnare molto, magari in ufficio, al caldo d’inverno e al fresco l’estate. La verità è che ogni lavoro è faticoso a modo suo, e io non cambierei il mio per lavorare in un posto più comodo, nonostante  il mio non sia un lavoro facile, perché costa fatica e sacrifici, molto tempo passato sul lago con qualsiasi condizione atmosferica e a qualsiasi ora.
Cosa diresti a un ragazzo della tua età che volesse avvicinarsi alla tua professione?
Che sicuramente non farebbe un lavoro noioso, anzi. E’ un lavoro che ti chiede tanto ma che in cambio ti dà tantissimo.
Cosa ti piace del tuo lavoro?
Mi piace in modo particolare il contatto diretto con la natura e il lago. La passione per fare questo lavoro non deve mai mancare perchè a volte è molto dura, ma la soddisfazione di vedere le reti piene di pesce come quella di ammirare ad ogni uscita paesaggi sempre nuovi e mutevoli nei diversi momenti della giornate è grande e ripaga di tutti gli sforzi.
Gli aspetti meno piacevoli si concentrano quasi tutti durante l’inverno: si è obbligati ad uscire anche se piove o nevica. Col freddo aumentano gli acchiacchi divuti all’umidità come i reumatismi, ma in cambio si sfoggia un’abbronzatura  invidiabile tutto l’anno.
Tuttavia l’avversità maggiore è causata dal vento: si lavora male e si perde molto tempo a stabilizzare barca e reti.
E’ fondamentale sapere come muoversi sull’acqua, perché a volte ci si può trovare in situazioni difficili e per affrontarle bisogna avere sangue freddo.
Ad sempio?
Trovarsi improvvisamente in una tempesta o immersi in una fitta nebbia. Si può perdere facilmente il controllo della situazione se non si mantene la calma.
Ti sono capitate esperienze simili?
Era l’anno scorso, io e il mio collega eravamo partiti per coregoni da Clusane accompagnati dal bel tempo. Dopo aver messo le reti abbiamo aspettato che facesse buio per andare a riprenderle. All’improvviso si è alzata una nebbia fittissima, non si vedeva a più di due metri di distanza dalla punta della barca. Sembrava di essere in un film, i telefoni non prendevano e ovviamente non funzionava nemmeno il GPS. Per ritornare ci abbiamo messo quattro ore, seguendo la riva e facendo attenzione a non incagliarci in acque troppo basse. La nota positiva era che avevamo gli zaini pieni di provviste che potevano farci passare tranquillamente anche tutta la notte. Tutto sommato a ripensarci adesso è stata una bella esperienza.
Parlaci degli aspetti tecnici del tuo mestiere, dicci qualche tuo segreto, senza svelare troppo le tue carte.
Quali sono i tuoi luoghi di pesca?
Si scelgono i posti più pescosi in base anche alla stagione.
I luoghi più frequentati dai pescatori sono l’isola di San Paolo e le zone a largo di Marone, Vello, Clusane e Paratico. Ovviamente ogni pescatore ha i propri posti segreti che preferisce non rivelare a nessuno.
Come si delimita e come si riconosce la propria zona di pesca?
Quando si mettono le reti in attesa dei pesci, si delimita la zona di pesca con i gavitelli e con la boa di segnalazione di colore giallo, contrassegnata da un bollo di riconoscimento del pescatore.
Molti pescatori lavorano anche in acque di altri laghi, è anche il tuo caso?
Sì, io pesco sia sul nostro lago che sul lago di Garda. Sul lago d’iseo si usa il tradizionale naèt, sul lago di Garda il gondolino gardesano. Quando si va in trasferta sul Garda ci si porta con sè le proprie barche e si pesca prevalentemente in inverno, da gennaio fino a inizio febbraio.
Quali differenze hai riscontrato tra i due laghi?
Il lago di Garda è diverso per quanto riguarda l’ambiente e il pesce: nel nostro lago c’è poco pesce rispetto al garda, soprattutto perché da noi mancano gli incubatoi. Fortunatamente anoora per poco, perché è prevista la loro introduzione proprio a Clusane entro il 2014.
Quindi non esiste un periodo di pausa durante l’anno?
No, si pesca sempre. Il pescatore, come si dice, non va mai in ferie. Ci si organizza in base ad uno specifico calendario ufficiale stabilito dalla Provincia, che definisce quale specie pescare in quale periodo dell’anno.
Ad esempio, durante l’estate si pescano prevalentemente corebgoni e persici, mentre nelle stagioni fredde i pesci grandi come le trote.
Parlaci delle attrezzature che utilizzi. Ti affidi alla tradizione o preferisci le nuove tecnologie?
L’ideale per un pescatore moderno è riuscire a far combaciare il passato e il presente e trarre il meglio da entrambi. Il lavoro è “vecchio” e porta con sé un bagaglio di conoscenze enorme, senza le quali oggi non esisterebbe la pesca come la intendiamo oggi. Il pescatore moderno si tiene al passo con la tecnologia, sia per quanto riguarda i materiali di attrezzature e abbigliamento, sia per muoversi in totale sicurezza e per questo il gps dà veramente una grossa mano.
Le reti sono fatte di materiale sintetico e resistente. Il tipo varia a seconda del periodo e della specie di pesci che si intende pescare. Si usano per lo più le “volanti”, classiche per la pesca al goregone nel periodo estivo; si usa spesso anche il “tencano” per le tinche e i lucci, pesci grandi che nuotano in profondità. Come dicevo le reti moderne sono molto resistenti, ma la loro durata effettiva dipende da quanto e cosa si pesca, dalle condizioni del lago, se per esempio piove, ci sono grosse probabilità di trovarci impigliati dentro vari detriti tra cui rami e tronchi di allberi trascinati dalla corrente.
Per quanto riguarda l’abbigliamento tecnico a cui hai accennato?
Si indossa una tuta a muta da sub in neoprene che trattiene il caldo ed è idrorepellente. Serve esclusivamente in inverno, perchè In estate bastano delle braghe corte e una maglietta.
Pensi mai come sarebbe statose tuo nonno e le altre generazioni di pescatori avessero avuto a disposizione la tecnologia moderna?
Sicuramente sarebbe stata tutta un’altra storia, tanta fatica e tanta energia risparmiata. Ma senza la loro esperienza nata dal loro impegno e dalla ricerca di migliorare le tecniche di pesca e gli strumenti, non ci sarebbe la pesca moderna.
Ti capita di incontrare anziani pescatori? Corrispondono all’immagine che notoriamente si ha di loro, con il loro proverbiale silenzio?
Sì, a volte capita di vedere qualche veterano in uscita sul suo naét. Scambiano volentieri qualche parola con noi giovani che vogliamo seguire le loro orme, ci raccontano le loro avventure e le loro tecniche, anche se stanno bene attenti a non rivelare tutti i loro segreti, sono molto riservati, come è giusto che sia.
Ovviamente il tuo lavoro non si limita alla sola pesca, come si potrebbe superficialmente pensare, ma ti occupi anche di preparare il pesce per consegnarlo ai tuoi clienti.
Sì, prendere il pesce è solo una parte del lavoro: si deve controllare barca, reti e preparare il pescato per i clienti. in questo caso i metodi tradizionali di lavorazione, conservazione e trattamento del pescato sono i migliori. Lo si consegna rigorosamente freschissimo o essiccato sugli archéc o sui telai e messo sott’olio.
Chi sono i tuoi clienti abituali?
I clienti di fiducia sono ristoratori e privati, ma lavoro anche su commissione. Di solito il quantitativo di pesce è pattuito con il cliente, ma può capitare che a volte si peschi più un tipo di pesce che un altro. E’ un po’ come tirare a sorte.
Capita anche di non trovre nulla e non soddisfare il cliente, fortunatemente pochissime volte.
Quanti giorni lavori?
Non si hanno orari fissi, tutto dipende dalle condizioni meteo.Comunque, più o meno cinque giorni a settimana, la domenica non si lavora mai perchè è proibito per legge.
Qual è il momento migliore per pescare?
Durante la notte perchè il pesce tende a spostarsi di notte, quindi è più facile che finisca nelle reti, piuttosto che durante il giorno, quando tende a rimanere in profondità.
La tua giornata tipo?
Ci si sveglia tutti i giorni alle tre del mattino per andare ad alzare le reti posate il pomeriggio precedente alle 14:30, si torna in porto alle 06:30 al massimo alle 07:00, poi si va in laboratorio a incassettare il pescato e a consegnarlo ai clienti. Nel primo pomeriggio si riparte per posare di nuovo le reti. Con questi ritmi normalmente non si ha il tempo per far asciugare le reti, giusto quello che serve per rammendarle. Quando si rimpono le si manda a riparare nei retifici montisolani, i migliori nel settore.

Vota l'articolo: 
Non ci sono voti