Ergastolo per Bossetti

Un processo con tante luci e ombre
Ritratto di Massimiliano Magli

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Si chiude con un ergastolo la vicenda giudiziaria di Massimo Giuseppe Bossetti, muratore di Mapello (Bergamo), condannato perché ritenuto l'omicida di Yara Gambirasio. Dopo il primo grado, anche l'appello ha sancito la colpevolezza dell'artigiano bergamasco ai danni della 13enne di Brembate Sopra, scomparsa il 26 novembre del 2010 e trovata morta tre mesi dopo nei campi di Chignolo d'Isola. I giudici togati, con la giuria popolare, riuniti in camera di consiglio dalle 9,30 della mattina, hanno così ripreso il verdetto del processo di primo grado. A nulla sono valse le parole di Bossetti che ha definito «un animale chi ha ucciso Yara. Poteva essere mia figlia». Respinta la richiesta di una super perizia sul Dna come chiesto più volte dalla difesa.
Difficile dopo quasi quattro anni di processo e altrettanti di indagini esprimersi con serenità rispetto alla reale colpevolezza di Bossetti.
Per la famiglia, la consolazione di un nome certo, almeno secondo la giustizia.
Quello a Bossetti è stato infatti un processo lungo e pieno di contestazioni anche nei confronti del Pm Letizia Ruggeri che si è detta paurosamente aggredita da media e parte della difesa.
Due genetisti della difesa, lo ricordiamo, avevano già sollevato nel 2016 perplessità per la presenza di altri profili genetici "mai approfonditi con sufficienza".



 

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