Lo sciopero è surreale quando il paese muore di fame

Ritratto di Redazione

Quattro ore di stop per il trasporto pubblico bresciano. Accadrà oggi, venerdì 15 novembre, per uno sciopero indetto dalle tre sigle sindacali Cgil, Cisl e Uil contro la manovra finanziaria. I disagi riguarderanno pertanto pullman, treni e anche la metropolitana di Brescia, che per la prima volta deve fare i conti con una riduzione del servizio per sciopero.
Oggi come oggi, con la gente che sta morendo di fame, che non ha un quattrino, con sindacati che non sanno e non vogliono difendere i precari, perché persino a chi non ce la fa ad arrivare alla fine del mese chiedono una tessera sindacale da pagare con decine di euro, questo sciopero appare un anacronismo. Figlio accettabile com'è di periodi ben diversi.
Gli orari di sciopero spaziano in tutta la giornata, per cui attenzione e la raccomandazione è quella di contattare le compagnie per conoscere il minimo trasporto garantito.
Per i bus e la metro cittadini informazioni al numero verde 800.013812 o allo 030/3061527. Per i bus provinciali la Sia è contattabile relativamente a tutti i servizi per la rete  Valtrompia, Garda e Valsabbia, e per le linee Brescia-Travagliato-Chiari, Brescia-Paratico, Rovato-Chiari, Brescia-Clusane, Brescia-Ome e Brescia-Gussago-Navezze. S
Scioperano anche in Saia sulle linee  Desenzano-Verona, Brescia-Castellaro, dell´intera Bassa bresciana, del Sebino e della Franciacorta.

Idem per Trenord (numero verde 800.500.005) e la bergamasca Saia che fa servizio anche per diversi comuni bresciani contigui alla provincia di Bergamo.
Scioperare è un diritto, ma che esistano lavoratori precari e in crisi che non riescono a mantenere un figlio è una vergogna per la quale non esistono ancora forme di tutela: e noi crediamo che rivendicare, come fanno anche i dipendenti pubblici, una pensione non aggiornata o tagliata in questo momento sia sì un diritto ma uno stridente canale di protesta che confligge con migliaia di cittadini che un lavoro non ce l'hanno e che hanno bisogno di spostarsi da e per la città o nella provincia anche per ragioni di salute. Questa in definitiva è la più fragorosa dimostrazione della mancanza di solidarietà sociale! 
Non siamo qui a bocciare le ragioni di chi sciopera ma a ricordare che esistono anche picchetti e manifestazioni fuori orario che si possono fare a turno quando i dipendenti smontano. E' vero che si perde la paga oraria per lo sciopero ma questo è nulla rispetto ai disagi di chi, disoccupati, licenziati, anziani o bambini, stanno vivendo la più grande crisi del nostro secolo. E non si facciano paragoni con i tempi di guerra che nulla hanno a che vedere e nemmeno con il dopoguerra, perché la disperazione di oggi non ha alcuna forma di ammortizzatore, nemmeno le reti sociali e familiari che esistevano decenni fa.

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