Sesso, IA e nuove frontiere

Uno degli argomenti maggiormente trattati in questo periodo sono le incredibili potenzialità dell’intelligenza artificiale (IA). È uno degli argomenti che terrorizza i professionisti del mondo sanitario; alcuni pazienti sono convinti che un’intelligenza artificiale sia sicuramente più preparata del loro medico di famiglia, altri iniziano a credere che parlare con un’IA possa essere funzionale tanto quanto parlare con uno psicoterapeuta. Questi pensieri hanno sempre più preso piede sia per il “bello del nuovo gioco da scoprire”, sia per la tendenza provocata dal periodo pandemico e post pandemico di trasformare tutto in “online”, considerando quasi superfluo il contatto umano: possibilità di consulti medici online con la nascita della Telemedicina, senza una vera visita medica (ovvero senza mettere le mani sul malato); tantissimi colleghi psicologi hanno trasformato la loro professione per la gran parte della giornata in psicoterapia online, aumentando il loro bacino di pazienti e risparmiando sulla necessità di recarsi in studio (un mio collega ipnotista utilizza l’ipnosi anche a distanza). Inoltre sono già state messe in atto delle consulenze psicologiche effettuate dall’intelligenza artificiale, con risultati non del tutto aberranti. Siamo in un mondo che va alla velocità della luce, per fortuna non hanno ancora sperimentato robot o intelligenze artificiali nella consulenza sessuologica, ma è solo questione di tempo. La difficoltà sulla sessuologia è la sua perfetta compenetrazione di problematiche mediche e psicologiche, la complessità di queste situazioni sfugge ancora alla comprensione delle intelligenze artificiali (a dimostrazione di questa complessità, alcune tecniche psicoterapiche funzionano benissimo sui disturbi d’ansia, ma non funzionano sulle disfunzioni sessuali provocate dall’ansia stessa).
Se può, per ora, essere pericoloso affidare la psiche o il corpo a una macchina, è invece una preziosa risorsa se utilizzata in ambito didattico: per esempio nel campo della vulvodinia esistono un’infinità di prescrizioni farmacologiche o terapeutiche con strumenti di riabilitazione e macchinari per combattere questo disturbo. Ipotizziamo che un giorno io voglia capire qualcosa di più sullo stato dell’arte di queste terapie, sarei costretto ad effettuare una review, ovvero prendere tutti gli articoli scientifici esistenti sul tema, compararli e farne un riassunto. Una volta, questo compito, che richiede mesi, lo faceva un povero ricercatore oppure uno studente schiavizzato per realizzare la tesi. Oggi, invece, posso chiedere a IA: “comparami tutti gli studi esistenti sulla vulvodinia e dimmi secondo le ultime scoperte quali siano le terapie più efficaci” e l’intelligenza artificiale nel giro di pochi secondi mi da tutte le informazioni di cui ho bisogno, fresche fresche di studio. Nel campo dell’insegnamento l’IA è utilissima per simulare i casi clinici.
Nella chirurgia prende sempre più piede la simulazione di interventi chirurgici con pazienti virtuali che possono essere operati in laparoscopia o con chirurgia robotica, i modo che il chirurgo abbia sempre la mano pronta per intervenire su un paziente reale. Sia nella medicina, sia nella sessuologia stanno per essere elaborati delle IA chiamati Avatar, ovvero dei pazienti virtuali programmabili: posso chiedere all’ IA di simulare un paziente ansioso, con ansia da prestazione e disfunzione erettile e il robot simula i ragionamenti e i comportamenti del paziente. In questo modo, l’allievo del corso di sessuologia può esercitarsi e fare pratica con un paziente pseudo-reale. Ad oggi uno dei punti di forza della scuola dove insegno son le attività pratiche, ovvero noi docenti simuliamo un caso clinico oppure insceniamo dei nostri pazienti che abbiamo ricevuto in consulenza e i corsisti devono imparare a condurre un colloquio di consulenza sessuale. Quale è il limite? Facendo il paragone con noi docenti, questi software di intelligenza artificiale si muovono solo sul campo del razionale, quindi le domande che si possono porre o le situazioni che si possono simulare, le reazioni del paziente, sono completamente prive di componente emotiva. Alcuni sostengono che anche le emozioni possano essere considerate programmi e algoritmi impostabili sul software...quindi è solo questione di tempo.
La totale assenza di emozioni e l’utilizzo di algoritmi di risposta, è stato anche visto come una nuovissima fonte di guadagno, per esempio uno dei primi pensieri venuti nei centri medici, per risparmiare sullo stipendio della segretaria è di sostituirla con un robot che risponda alle esigenze del paziente e prenda gli appuntamenti. In piccolo, questa metodologia la troviamo nei chatbot sui siti e sulle app, destinati a risolvere problemi, a fare da consulenti virtuali o a orientare il paziente verso il trattamento o il farmaco più adatto al suo problema. L’obbiettivo è togliere completamente gli operatori umani di risposta. In campo sanitario però, parrebbe che tutto questo faccia perdere pazienti, non acquisirli. Per fortuna una delle componenti fondamentali del nostro lavoro è ancora quella umana emozionale, nello specifico della sessuologia creare la cosiddetta “relazione CHE cura”.