Si chiamava Beppe Morandi
La Città di Palazzolo sull'Oglio è immensamente più povera. Lo è certamente la nostra redazione, quella del Giornale di Palazzolo, dopo che Giuseppe Morandi ha fatto le valige e se n'è andato per sempre.
Ha raggiunto il suo binario nella notte tra il il 6 e il 7 novembre. Un malore.
75 anni, padre di Enrico e Antonella e nonno felice, Beppe ha rappresentato la voce della nostra città per tutta la vita.
Lo ha fatto in particolare negli ultimi 27 anni, quando, dopo il prepensionamento in Marzoli, fu il primo collaboratore ad abbracciare l'esperienza del nostro giornale.
Un giornale per cui ha scritto anche la sera prima di andarsene. Il 6 novembre da Beppe ci arrivano i contributi sulla sua amatissima Pro Palazzolo, foto e alcuni pensieri.
La sua vita erano la cronaca, quella col taccuino in mano, il calcio della Pro Palazzolo, i Fanti, il Museo di Guerra, il suo Milan e tutto ciò che scandiva i tempi della sua comunità: questi sono stati punti fermi della sua vita al pari della sua famiglia. Ha prestato migliaia di ore di volontariato per favorire la conoscenza della storia, mostrandosi un gigante della promozione della cultura, a dispetto dei pregiudizi di chi liquida chi non ha lauree e diplomi.
Invece Beppe Morandi meriterebbe la laurea honoris causa in storia e nello sport, perché era l'uomo che ha favorito con decine di iniziative la conoscenza della cultura locale, dal Museo Marzoli al Museo di Guerra, passando per l'Agenda dei fanti e per le centinaia di articoli che ha dedicato alla storia e alla cultura di Palazzolo sul nostro giornale. Si fa cultura anche senza precise competenze, quando si diventa facilitatori, mediatori, veicoli di idee, passioni, valori.
Perché era l'uomo che all'ultimo secondo accendeva la luce al Museo quando gli altri avevano mille improvvisi imprevisti, e ne diventava la guida orgogliosa e puntuale, lasciando la famiglia per garantire continuità a questo tesoro.
Era l'uomo che cresceva come figli i ragazzini del calcio, rigorosamente negli oratori, che considerava le tante patrie della sua immensa Palazzolo.
Passioni / Missioni che non ha mai mollato.
Nemmeno dopo la dolorosissima dipartita della moglie Franca, scomparsa nel marzo del 2020 per il Covid.
Le sue gambe traballarono, ma si riprese con forza le sue passioni, dando a tutti noi una lezione di vita straordinaria.
Beppe Morandi è stato un maestro di vita eccellentissimo. Dovrebbe meritare la sala delle glorie palazzolesi se ce ne fosse una. E come minimo la benemerenza civica.
Lo dico senza tema di smentita, perché Morandi è stato l'uomo più socialmente impegnato, onesto e fedele che abbia mai incontrato a Palazzolo. Non era uno scudetto, no, era l'eterno uomo che trovavi nel magazzino della vita. Ma lì ce l'abbiamo trovato sempre e non ci ha mai mollato.
Fa parte della schiera insospettabile dei «santi» di una comunità, coloro che uniscono la gente con la propria scienza di relazione e attività sociale, che hanno passioni a cui si dedicano tremendamente, usandole come scialuppe per superare le drammatiche tempeste della vita.
Mentre sgrano il rosario delle tue passioni, spunta la briscola, tradizione dei tavoli che rappresenta scienza matematica e fonte di social skill come direbbe oggi la decadente psicologia. Lui le social skill se le mangiava a colazione e inanellava successi oltre che amicizie.
Anche ai tavoli si diventa uomini, si vince la timidezza e si conosce una base di matematica e di mnemonica, si alza un calice e abbassa il dolore di turno, possibilmente con moderazione.
Quanti amici ti sei fatto Beppe in questa vita, dallo stadio alla cronaca bianca, dal barettino alla piazza, passando per i Consigli comunali e le «cariche» di fanteria!
Dolce, chiassoso Beppe... Come si fa a spiegare a chi legge che per noi ci sei stato per 27 anni ogni giorno, ieri compreso, scherzando sulla tua morte, giocando sulle malattie, tirando a dadi per indovinare, il più lontano possibile, il giorno della partenza.
Hai avuto anche il culo di farcela però ogni tanto. Malanni che parevano insuperabili si sono sciolti come neve al sole e, brutto a dirsi, ma bello a sapersi, hai seppellito tanti amici che pensavi ti sarebbero sopravvissuti.
Non ti ho mai visto avere paura, mentre mi hai insegnato quanto è profondo il dolore per chi si considera vicino e scontato per sempre.
Ciao Beppe, non mollarci mai!