Disabili, andiamo con loro

Ritratto di Redazione

Da poco sui media la notizia di uno spettacolo allestito con disabili: «È una riflessione su quanto questa epoca sia tanto social e poco sociale, mentre per loro il rapporto fisico è importante. Per loro l’abbraccio è un gesto importante, un gesto di accoglienza, di perdono, è un gesto rivoluzionario».
Si notano a passeggio accompagnati da parenti o con gli accompagnatori, al bar per lo spuntino, si vedono in manifestazioni sportive e non a loro misura, sempre gioiosi osservano tutto curiosi di tutto e di tutti. 
Sono loro: disabili nella mente, meno nel pensiero, poco nel fisico: sono Uomini e Donne a titolo pieno. .
Filosofi con un fico secco di filosofia. Sensibili per naturale timidezza e gentilezza. Cuochi senza sapere di ricette. Amano i dolci perché piacciono.
Cantanti senza sapere di canzoni. Suonatori senza sapere di musica. Ballerini per la gioia di muoversi in coppia. Attori senza accademia dell’arte. Ginnasti senza scuola di ginnastica. Calciatori con il goal per giocare e non per vincere. Amano i loro genitori e parenti perché si sentono benvenuti e benvoluti. Amano la casa dei loro affetti perché sanno dove andare. Amano dove sono quando vi si trovano bene. Amano chi loro vuol bene perché sanno voler bene. Amano la comunità senza sapere cosa sia Paese. Amano passeggiare per incontrare le persone e la natura. Amano il dolce far niente perché lavorare stanca. Amano lavorare per passare il tempo. Amano parlare pur con poca conoscenza cosa sia parola. Amano che li si stia a sentire. Amano ascoltare la parola e sono attenti al tono della voce. Comprendono il rimprovero perché capiscono l’errore. Perplessi della voce gridata perché intuiscono la non gravità della mancanza compiuta. Amano si guardi il loro abbigliamento e ne sono fieri. Amano sorridere, anche di niente, e per un attimo si sentono Persone.
Sono cristiani perché glielo hanno insegnato. Non sanno che fare dei soldi perché non né conoscono il valore (e meno male). Non bisogna farsi escludere dalla loro vita. Non temono la loro dipartita perché non sanno cosa sia. Non temono la dipartita altrui perché conoscono il riferimento. Ci insegnano a vivere perché innocenti e deboli. Uomini vogliono bene alle Donne con innocenti pensieri maschili. Donne vogliono bene agli Uomini con innocenti pensieri femminili
La loro vita è subordinata.
Sono innocenti, e noi, seduti nel benessere, con la loro innocenza disturbano. Ma non del tutto.  Sono anche motivo di posti di lavoro e stipendio meritato, dove lo stipendio è superato di gran lunga dall’organizzare, sistemare e attuare gli adempimenti e dall’attenzione alle loro necessità. Nell’Agosto 2015, una esperta scrive «lotta contro le barriere dell’integrazione sociale quali l’ottusità, l’ignoranza e la mancanza di strumenti culturali che utilizzino chiavi di lettura consapevoli della realtà»
Si scrive «va considerata la sfida cosiddetta del “dopo di noi”: pensiamo alle situazioni familiari di povertà e solitudine, o al recente fenomeno per cui, nelle società economicamente più avanzate, l’allungarsi dell’aspettativa di vita consentirà alle persone con disabilità di sopravvivere, con alta probabilità, ai loro genitori». Luoghi residenziali dove gli Innocenti possano trascorrere la loro vita in compagnia di specialisti, in posti vicino il più possibile alle persone che gli vogliono bene, e con l’umiltà del servizio e non con l’orgoglio di porsi al centro. Ma sul tipo e sistema di accoglienza non tutti convergono.
Alcuni ritengono il “dopo di noi” non sia un sistema di accoglienza adeguato alle necessità, (loro usano termini ben più rigidi) ma non propongono altro che le Rsa degli anziani; ma, un esperto sensibile: «I genitori ci pensino in tempo, altrimenti d’ufficio li manderanno dove c’è posto» (anche se lontano e là, almeno all’inizio, si sentiranno a disagio per la non conoscenza di riferimento)
Il genitore che: “a mio Figlio ci voglio pensare io” esprime amore volontà e caparbietà che merita tutto il rispetto della responsabilità. Forse l’amore rivolto al Figlio non consente al Genitore di riflettere che potrebbe giungere il momento che lui stesso, Genitore, non sia in grado di mantenere la responsabilità, vuoi per malattia o che l’allungarsi delle vita del Congiunto sopravviva il Genitore.
All’osservazione:” I parenti devono sapere che per strutture residenziali che si possano occupare del “dopo” occorrono i soldi”, il politico risponde: «Speriamo i genitori lo sappiano e ci pensino, altrimenti ci penserà il buon Dio” Agli esperti e al politico non è passato per la mente che ai disabili bisogna solo voler loro bene. E la cronaca riporta alcune situazioni di maltrattamento, anche nella Provincia.  «Ci si domanda che cosa mai ragionevolmente spinga un essere umano a comportarsi cosi.
E le risposte oscillerebbero, troppo contraddittoria è la natura umana»  ancora «Scopriamo finalmente che un portatore di handicap è un handicap per gli altri (…) La natura dell’handicap è irrilevante  di fronte all’evidente connivenza di un’intera gerarchia che dice meglio di no, facciamo finta di esserci dimenticati»
Forse, ci si è arresi all’ indicibile inammissibile nascosto pensiero che tutto finisca prima dell’inevitabile natura. Dopo quaranta cinquanta sessanta anni il congiunto non sa più che fare. Ma non sempre. Una mamma: «Sono rimasta sola, ma non ho mai mollato, neppure per un giorno. Quando verrò a mancare io voglio che mia Figlia possa restare in un posto così, con gli stessi amici, con persone che le vogliono bene» è l’unico pensiero in risposta all’angoscia che il genitore ha mantenuto dentro sé  per tutta la vita.
Loro devono –dovrebbero- contare su tre luoghi: la casa dove sono gli affetti genitoriali; delle Associazioni, dove  abitualmente trascorrono alcune ore della giornata con gli esperti; della Comunità il più importante: dove appianare gli iter e cercare gli importi per attrezzarsi con luoghi dove il disabile possa trascorre una vita vivibile, e la famiglia che sapendo dove lasciarlo e visitarlo possa trascorrere almeno una sua parte di vita personale privata. 
Non bisogna deluderli, e rimarranno delusi dai cosiddetti normali dei quali avevano, per le loro condizioni psicofisiche, riposto tutta la innocente speranza per la loro innocente vita: prima avevano due case, dei genitori e dei referenti, dopo dovranno traslocare. 
Esperti, Presidenti, Educatori, Genitori, Politici, sono al varco … se taluno s’adombra, si porti al sole che illumina la realtà di tutti che vedono, non solo a dirsi incolpevoli. 

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