Pro Palazzolo, il fallimento di un intero sistema

Dopo 32 anni il Palazzolo retrocede in Promozione. Questo è un verdetto che poteva parere già scontato dallo scorso settembre, viste le condizioni societarie e le vicissitudini del club.
Un esito disastroso, anche perché le vicende di questa annata erano già apparse compromettenti. Si parlava più di tribunali e processi che di calcio. Ora che il campionato per la squadra del mister Andrea Massolini è finito in anticipo di tre giornate, si aspetta di conoscere il futuro del calcio palazzolese.
Ora che sul campo si gioca tanto per onor di firma, la palla passa al Comune, che dovrà in qualche maniera risolvere la questione societaria.
Ormai Liborio è fuori dai giochi. Liborio ha tutto il diritto di portare la squadra e la categoria dove vuole, con il rischio concreto che si parta dalla terza categoria. Dall’altra parte il comune è in cerca di acquirenti per formare una nuova società. Al momento, tramontate le ipotesi Adrense e quella di una fusione tra Adrense, Capriolese e Palazzolo, il futuro è nebuloso. A smentire simili soluzioni è stato l'assessore allo sport Marco Ghidotti.
Inoltre è scaduta la convenzione tra il comune e la società. Ghidotti: “Stiamo lavorando per risolvere al meglio la situazione. Saremo più precisi nelle prossime settimanei”.
La situazione è molto incerta. Sarà necessario vedere quali saranno gli acquirenti palazzolesi che intendono entrare in società: ci sarebbero alcuni operatori intenzionati a rilevare il tutto e non manca l'interesse dei palazzolesi. Ma a che costi e con quali condizioni?
«Vedere il nostro calcio finire a questi livelli – ha commentato il nostro direttore Massimiliano Magli – è vergognoso, non tanto per la possibilità che una squadra possa retrocedere, ma per il fallimento del sistema calcio tutto. A livello locale si è fatto ciò che con le banche hanno fatto tante imprese: la fine del topo. Prima fidi e finanziamenti, pensando di avere sempre il vento in poppa e i soldi degli altri in tasca, e poi il crac. Così nel calcio: non è la crisi economica ma quella etica che ha minato sistemi come questo. Il pallone usato come bacino elettorale, perché se una qualsiasi giunta non avesse sostenuto stadio, utenze e squadre sarebbe stata una traditrice (?) E allora via: in pochi anni centinaia di migliaia di euro spesi per utenze, convenzioni, affitti non riscossi, e in più un danno di immagine alla città che ha visto passare allo stadio operatori a dir poco discutibili. E stride da matti questa situazione se pensiamo che altrove, poco distante dallo stadio, c'è chi ha trasformato in un grande orgoglio con equilibri di bilancio la propria attività sportiva. Penso a società di Chiari, di Rovato, ma anche di Palazzolo. Si va dai grandi maestri del karate a gioielli assoluti come il Tennis Palazzolo o il Tc di Chiari o quello con progetto per disabili di Rovato: averle qui, con tanto di nobili riconoscimenti federali, è stata una botta di fortuna assurda che tuttavia merita evidentemente di essere costantemente oggetto di speculazioni filosofiche di altissimo profilo».
Ma tanti che si riempiono malamente la bocca di calcio - quelli per intenderci che muoiono sovrappreso davanti a Telelombardia o a Telenova senza vedere un'immagine di calcio ma pronti a infuriarsi e devastarsi con l'amico di fianco se ha subito un gol la squadra per cui tifano - sanno cosa significano le eccellenze? Sanno cosa sono i sacrifici e i rischi che corrono ogni giorno migliaia di maestri e dirigenti di nuoto, basket, ping pong, tennis, karate... Sanno gli zero introiti che hanno tante associazioni che pure sono in grado di produrre campioni veri, non drogati dal sistema calcio? Sanno i rischi di impresa che hanno tante associazioni sportive, che non perché sono associazioni, e quindi prive di possibilità di lucro, non sono dispensate dal pagare profumate bollette, affitti e responsabilità civili. Sì, a volte lo sanno, specie quando è capitato che un figlio ha detto "no" alla tunica calcistica, per essere libero di fare ciò che amava, fosse pure il divertirsi con la mezza maratona. Ne sono uscite famiglie più felici e ragazzi spesso più maturi e formati. A volta grandiosi campioni, in barba a un sistema calcio che fa acqua da tutte le parti.