Tragedia ambientale: terza moria di storioni all'allevamento Giovannini

Danni stimati superiori ai 500 mila euro. Ascoltate il testamento per la natura di un uomo con le palle
Ritratto di Redazione

Decine e decine di storioni italiani (Acipenser Naccari) uccisi dall'ignoranza e dalla inciviltà. Ormai non c'è dubbio che tra Roccafranca e Orzinuovi si stia da tempo combattendo una battaglia contro piaghe che non sono semplicemente l'ammoniaca che ha devastato l'allevamento Vip di Giacinto Giovannini, bensì un sistema di guardare alla natura come una mucca da mungere sempre e oltre ogni limite.
Il risultato è in ciò che ieri mattina ha procurato danni per quasi un milione di euro a questa azienda, (in via Convento Aguzzano a Orzinuovi) , punto d'oroglio dell'itticoltura italiana, allevando storioni dal 1977. La scoperta l'ha fatta proprio Giovannini appena uscito dalla sua abitazione a pochi metri dalle vasche. In due di esse, quelle più a ovest, e quindi a ridosso dei campi di mais soggetti a intensa fertirrigazione, giacevano pancia all'aria decine di storioni adulti. «L'età adulta per un pesce di questo genere – ha spiegato Giovannini – significa come minimo 15 anni: soltanto a questa età si può ottenere ottimo caviale da portare sulle tavole di tutto il mondo. Ma ho avuto esemplari che hanno richiesto anche 30 anni prima di arrivare alla maturità. Pensate voi che sforzi ho fatto nell'allevare pesci di questo genere senza alcun reddito per anni. Il tutto anche in nome della Regione avendo raccolto progetti di ripopolamento che hanno portato in queste vasche rarissimi esemplari di una specie, quella italiana, che rischiava di scomparire».
Quando arriviamo pare di essere in un lazzaretto: i pesci vengono aperti sul ventre a mostrare la quantità di caviale già pronto. Quindi sono caricati in una vasca e avviati al vicino cassone stagno per essere condotti allo smaltimento.
«E' un colpo al cuore – dice Giovannini – vedere questi ometti, che da anni popolavano le mie acque distrutti ancora una volta dall'inciviltà. Con il Comune di Roccafranca, che ritengo il responsabile di quanto accaduto già nel 2008 e nel 2010 con morie analoghe, ho una causa per circa 4 milioni di euro. Ho mostrato la massima disponibilità a transare ma soprattutto ho sempre chiesto una cosa: che spostino quel porta veleni che è il depuratore, collocandolo a valle di 200 metri rispetto al mio allevamento. Mai fatto: e dire che per evitare un intervento di dieci mila euro, sono finiti in una causa milionaria e ancora perseverano nel non mettere quel banalissimo tubo».
I rilievi sono stati compiuti da Asl e Carabinieri. Nel mirino di Giovannini, oltre al depuratore, c'è lo spargimento «criminale» di azoto sui terreni agricoli.

 


 

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