La storia di un’anima sportiva

Ho conosciuto e iniziato a frequentare Bruno Bonomelli nel 1947 quando incominciai a giocare a calcio nella squadra ragazzi della U.S. Rovatese. Prima di passare ai miei ricordi sull’argomento è opportuno presentare storicamente il personaggio. Bruno Bonomelli era nato nel 1910 da una benestante famiglia rovatese di commercianti/stagionatori di formaggi. Dopo aver combattuto in Africa Orientale come ufficiale dell’esercito, Bruno era rientrato in Italia e aggregato a un battaglione territoriale di guardia a una polveriera presso il lago di Garda. In questo posto si trovava il fatidico 8 settembre 1943, giorno dell’armistizio. Sfuggì alla cattura da parte dei tedeschi e col più giovane fratello Paride, rientrato dalla disastrosa campagna di Russia, riuscì a raggiungere le avanguardie anglo-americane nell’Italia del Sud. E entrambi i fratelli si offrirono per una rischiosissima operazione in aiuto ai partigiani antifascisti del Nord Italia. Dopo mesi di addestramento, nella primavera del 1944 furono paracadutati, con radio ricetrasmittenti, Bruno in Piemonte e Paride in Lombardia. I tedeschi però avevano strumenti in grado di localizzare i siti radiotrasmittenti e i due fratelli furono presto catturati e imprigionati nelle carceri di Verona. Poiché entrambi si rifiutarono di parlare furono condannati a morte. Ma prima dell’esecuzione riuscirono a evadere con una incredibile rocambolesca fuga e darsi alla macchia, raggiungendo le formazioni partigiane. Purtroppo l’evasione dei due fratelli causò indirettamente il brutale assassinio del loro padre Silvio (al quale è ora intestata la via principale di Rovato) da parte delle SS tedesche, che volevano estorcere informazioni sui figli fuggitivi, della cui situazione il padre era all’oscuro. Chiudo la parentesi storica e passo all’argomento di questo articolo.
Bruno Bonomelli, fin da giovane, era sempre stato uno sportivo molto impegnato. Specialmente nell’Atletica Leggera e, in particolare, nelle corse di mezzofondo (primatista provinciale nei 1500 metri) e nelle corse campestri invernali. Faceva già anche del giornalismo sportivo ed era un appassionato ricercatore statistico. Finita la guerra e rientrato a Rovato, non disponendo in loco di strutture sportive, si diede subito da fare organizzando alcune corse amatoriali su strada. Tra i più forti partecipanti ricordo i rovatesi Arturo Reccagni, Salvatore Romeo e l’iseano Renato Colosio (che con il C.S.I. Brescia nel 1946 vinse il titolo nazionale nei 3000 Siepi). Poi, assieme ad altri rovatesi che avevano giocato a calcio prima della guerra e con alcuni giovani promettenti che giocavano sul campetto dell’oratorio, formò una squadra amatoriale disputando partite con altre squadre simili dei paesi vicini. I nostri, però, dovevano giocare sempre fuori sede perché il vecchio campo sportivo di Rovato, situato vicino al macello comunale, durante la guerra era stato trasformato in terreno agricolo. Questa condizione si protrasse per circa un paio di anni. Nella primavera del 1947, sempre su iniziativa di Bruno Bonomelli che riuscì a coinvolgere alcuni amici appassionati e disponibili a finanziare l’impresa, si ricostituì l’Unione Sportiva Rovatese (Società già esistente prima della guerra). I soci rifondatori furono Bruno e suo fratello Paride, Laurora, Giuseppe Botticini, Capoferri, Lazzaroni “Pipiol”, Rapetti, Minola ed altri. Ben presto la nuova U.S. Rovatese arrivò a 150 soci. Venne quindi messa in campo una squadra di notevole livello, subito iscritta al campionato dilettanti di Prima Divisione, primo campionato ufficiale del dopoguerra. Bruno Bonomelli, oltre a presiedere la Società, era anche allenatore e giocatore. Inoltre teneva la corrispondenza con un paio di giornali commentando i risultati delle partite.
Bruno preparò anche una squadra giovanile (nella quale c’ero anch’io) allenandola a un gioco molto veloce in attacco e a stretta marcatura degli avversari in difesa. Ci iscrisse al Campionato Provinciale Ragazzi, che vincemmo nel 1948. E proseguimmo con gli spareggi regionali eliminando i ragazzi della Cremonese. Fummo poi eliminati, con un solo goal di scarto, dalla fortissima squadra dei ragazzi dell’Atalanta, che successivamente eliminarono anche i ragazzi del Milan, risultando primi in Lombardia. Alcuni ragazzi della nostra squadra passarono in seguito a categorie superiori. Ricordo che Plebani “Ricciolo” giocò in Serie C nella squadra del Marzotto; Beppe Cavalleri “Baco” e Salvi di Ospitaletto giocarono in Serie B nel Brescia.
Ma la vera passione di Bruno Bonomelli era l’Atletica Leggera e, alla fine degli anni quaranta, costituì la Società Atletica Rovatese. Raggruppò alcuni personaggi che avevano già praticato questo sport prima della guerra (Guglielmo Bulla, Cecco Taglietti, Salvatore Romeo, Giuseppe Bulla in qualità di massaggiatore) ed una decina di giovani (tra i quali anche il sottoscritto) che facevano già un po’ di atletica negli istituti scolastici e li iscrisse alla Associazione Italiana del settore. A Rovato non c’erano attrezzature adeguate a questo sport e dovevamo accontentarci del campo di calcio, senza pista, appena costruito vicino all’autostrada. Per allenarci su pista andavamo, ma raramente, a Brescia o a Palazzolo. Partecipammo subito ad alcune gare provinciali e regionali. Per quanto ricordo, in provincia c’erano solo tre siti attrezzati per l’Atletica: il vecchio Stadio Rigamonti di Brescia, lo Stadio Marzoli di Palazzolo e lo Stadio Tassara di Breno. Per i campionati regionali andavamo a Milano: all’ Arena e al Campo Giuriati. Ricordo anche che le prime tute che indossammo erano state ricavate acquistando a poco prezzo sul mercato dei vecchi maglioni militari. Di ogni due maglioni, uno veniva trasformato in mutandone facendo un adeguato ritaglio e ricucitura. Ritengo anche doveroso precisare che alcuni di noi avevamo due tesserini per l’iscrizione alle gare: uno regolare con nostra foto e nostre generalità; e uno, taroccato, sempre con nostra foto ma con generalità di un altro ragazzo rovatese della nostra età. Era questo un “trucchetto” escogitato dal nostro presidente per quando andavamo a gareggiare a Milano. Siccome ogni concorrente poteva partecipare solo a 2 o 3 gare nella stessa giornata, noi rovatesi, modesti e poco identificabili atleti, dopo aver fatto col tesserino regolare le gare all’Arena e presto liberi perché normalmente non superavamo le prime batterie di selezione, andavamo in tram al Campo Giuriati di Lambrate a fare altre gare iscritti col tesserino taroccato. In tal modo recuperavamo un doppio rimborso spese di viaggio (biglietto ferroviario) che ci consentiva di prendere un paio di panini senza tirar fuori soldi di tasca nostra. Ho detto prima modesti atleti. Peraltro dall’Atletica Rovatese emerse un grande campione: Riccardo Azzani di Caino; che, sotto la esperta guida del nostro presidente e allenatore, raggiunse notevoli traguardi a livello nazionale. Azzani, che fece parte anche della Squadra Nazionale di Atletica, primeggiò nelle gare di fondo su pista, nei 3000 Siepi, nelle corse su strada e nelle corse campestri.
Dopo l’Atletica Rovatese, Bruno Bonomelli fondò nel 1953 l’Uisp Brescia e nel 1955 il Gruppo Sportivo della Unione Cooperative di Consumo. Con queste Società, fece emergere altri due grandi campioni: Alberto Bargnani e Franco Volpi. Costoro passarono in seguito all’Atletica Brescia primeggiando nello stesso tipo di gare già praticate da Azzani e fecero parte per diversi anni della Squadra Nazionale di Atletica Leggera.
Devo anche ricordare che Bruno Bonomelli, oltre alla partecipazione diretta e attiva nello sport rovatese e bresciano, ideò e organizzò a Rovato, nei primi anni cinquanta, una importante manifestazione collaterale: il “Premio Vittoria Alata” che veniva assegnato, a febbraio di ogni anno, allo sportivo bresciano che si era maggiormente distinto nell’anno precedente. Questa manifestazione restò a Rovato per diversi anni e successivamente passò a Brescia.
Per quanto riguarda Cossandi è doveroso segnalare che anche lui si distinse nello sport. Infatti, quando una ventina di anni prima frequentava l’Istituto Agrario Bonsignori e partecipava ai Campionati Studenteschi, fu notato dal gande tecnico della Atletica Brescia, Sandro Calvesi, che lo portò nella sua Squadra. E ben presto il nostro futuro Sindaco raggiunse notevoli traguardi: 16”1 nei 110 Ostacoli e mt. 1,75 nel Salto in Alto. Livelli questi di tutto rispetto se si pensa che a quel tempo, specialmente nel Salto in Alto si procedeva in modo quasi naturale. Le sofisticate tecniche attuali allora erano inimmaginabili. Purtroppo, dopo un primo anno di attività, Cossandi dovette abbandonare le gare a causa di un infortunio a un ginocchio dovuto a una banale caduta sui campi di sci.
Ritornando a Bruno Bonomelli, concludo precisando che Lui divenne particolarmente conosciuto e famoso nel mondo dello sport per l’immenso lavoro di ricerca che gli consentì di compilare, con precisione certosina, dettagliatissimi elenchi e classifiche, fin dalle origini, di tutte le specie agonistiche dell’Atletica Leggera. Ancora oggi, a 25 anni dalla Sua scomparsa, l’Archivio Storico dell’Atletica Italiana è intestato a “Bruno Bonomelli”.