Ho conosciuto e iniziato a frequentare Bruno Bonomelli nel 1947 quando incominciai a giocare a calcio nella squadra ragazzi della U.S. Rovatese. Prima di passare ai miei ricordi sull’argomento è opportuno presentare storicamente il personaggio. Bruno Bonomelli era nato nel 1910 da una benestante famiglia rovatese di commercianti/stagionatori di formaggi. Dopo aver combattuto in Africa Orientale come ufficiale dell’esercito, Bruno era rientrato in Italia e aggregato a un battaglione territoriale di guardia a una polveriera presso il lago di Garda. In questo posto si trovava il fatidico 8 settembre 1943, giorno dell’armistizio. Sfuggì alla cattura da parte dei tedeschi e col più giovane fratello Paride, rientrato dalla disastrosa campagna di Russia, riuscì a raggiungere le avanguardie anglo-americane nell’Italia del Sud. E entrambi i fratelli si offrirono per una rischiosissima operazione in aiuto ai partigiani antifascisti del Nord Italia.
Nel 1947 mi iscrissi al primo anno dell’I.T.I.S. di Brescia. A quel tempo questo Istituto Superiore era popolarmente conosciuto come “Scuola Moretto” che, in realtà, questo era il nome della più antica Scuola serale di disegno intestata al grande pittore del Cinquecento nato a Rovato. Entrambe le Scuole avevano sede nello stesso edificio (ex Convento di Suore) situato in fondo a Via Santa Chiara, dietro la Chiesa di San Faustino ai piedi del Castello. Attualmente l’I.T.I.S. ha cambiato sede e nome. Ora si chiama “Castelli”. Di studenti rovatesi, all’I.T.I.S., eravamo solo in quattro: uno al terzo anno, due al secondo e uno (il sottoscritto) al primo. Era una Scuola molto dura e selettiva. Solo in due arrivammo a finire la 5a classe e ottenere il diploma. L’orario era di 8 ore al giorno, dal lunedì al venerdì, più 4 ore il sabato. I pomeriggi erano dedicati a lavori e esperienze di laboratorio.
Con riferimento all'articolo diTarcisio Mombelli, pubblicato sul Giornale di Rovato del Gennaio scorso, nel quale lui afferma di provare un “magù”, pensando alla “cisìna de Santstefèn” come era prima del 1948, devo dire che sono pienamente d'accordo con Lui.
Ho avuto modo di conoscere e frequentare Padre Ottorino Marcolini durante il mio periodo scolastico all' ITIS di Brescia dal 1947 al 1952. Ufficialmente Padre Marcolini era l'insegnante di religione, ma praticamente era molto di più: era una “istituzione”. Organizzava gite scolastiche, visite a varie aziende industriali, soggiorni estivi e invernali, spettacoli e periodi di raccoglimento. Durante l'ora di religione debordava spesso verso altre materie. Prima del sacerdozio, vocazione acquisita da adulto, era stato ingegnere dirigente alla Centrale del Gas di Brescia ed aveva una notevolissima preparazione scientifica e matematica. Noi ragazzi gli sottoponevamo dei quesiti su argomenti di matematica o fisica che non avevamo ben recepito e Lui, uomo intelligentissimo e sempre disponibile, ce li illustrava dettagliatamente con notevole chiarezza e semplicità. Come persona aveva un aspetto piuttosto modesto. Sembrava un prete di campagna.
Caro Direttore, con riferimento all'articolo apparso sul “Giornale di Rovato” di Gennaio 2014, nel quale si auspica come “assolutamente prioritario” un progetto di estensione fino al nostro comune della metropolitana leggera di Brescia, vorrei fare alcune considerazioni.