La bistecca che sapeva di carne

Ritratto di roberto parolari

Non abbiamo mai messo di cambiare. La carne sulla nostra tavola era una rarità fino a 50 anni fa. Poi è diventato un piccolo lusso, quindi una cosa comune, quindi un abuso. Ho sempre in tasca pronta ad esplodere la sindrome di Stendhal: bastano una foto o una tela di vita familiare di secoli fa per essere travolto dalle sensazioni sconvolgenti che dà il capire quanto è incomprensibile fino in fondo ogni epoca. E così sarà a chi guarderà noi tra cento anni...
Pensate solo al profumo di stalla (sì profumo) che sentivamo da bambini, il profumo (sì profumo) dei nostri genitori sudati dopo la vita nei campi, i loro vestiti, la pagliuzza sulle camicie di lana a quadrettoni, i mutandoni lunghi...
(IMMAGINI)
E' straziante, commuovente e fantastico al tempo stesso: siamo un treno e mentre ce ne accorgiamo certi vagoni sono ormai in fondo quasi invisibili... 
E' sbagliato pensare di essere in un momento unico ogni volta che qualcosa cambia. Si cambia sempre. Certo, ci deve essere consentito poter dire che mai come oggi abbiamo sintetizzato, plastificato, tecnologizzato e, anche, devastato, l'ambiente. 
Forse ogni tanto questa tecnologia può servire a cambiare in meglio, come quel giorno in cui il fumo fu (davvero) proibito in tutti i locali pubblici... 
Ma non avete voglia di perdere per sempre anche il fumo di marmitta? L'odore oltre ogni limite di liquami animali che nulla ha a che fare con stalle sostenibili?
Non è essere vegetariani, ma veri animali pensanti. Buona bistecca, di carne o veg, a tutti!
(nella foto il bioingegnere italiano Giuseppe Scionti della startup spagnola Novameat, che ha inventato la prima bistecca vegetariana stampata in 3D “senza carne “: a base di proteine ​​vegetali, ma con sapori e consistenza del tutto analoghi a quelli del manzo)

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