Costelli, fermato per l'omicidio di un rom padre di 10 figli

Accuse e una confessione lasciano pochi dubbi su un 39enne di Calcio
Ritratto di Redazione

Una follia che probabilmente mescola rabbia, odio razziale, l'ignoranza, la passione per le armi e per la droga.
Una follia che nella notte tra 21 e 22 febbraio è sfociata in un gesto che, come avrebbe confessato Roberto Costelli di 39 anni, residente a Calcio, al confine con il Bresciano, ha messo fine alla vita di Roberto Pantic, 43enne padre di dieci figli, segnato da una vita di miseria.
Lunedì 23 marzo Costelli si è trovato faccia a faccia con il pubblico ministero Carmen Pugliese alla caserma dei carabinieri di via delle Valli a Bergamo.
Già muratore, ex paracadutista, coltivava marijuana in casa mentre su Facebook non mancava di pubblicare post tra odio e disprezzo contro immigrati di ogni genere.
Arrestato con 13 chili di marijuana e 17 piante, ha fatto seguire al suo arresto una confessione su quella serata che avrebbe trascorso con amici al bar Locomotiv di Calcio, a poca distanza dalla stazione ferroviaria.
Qui, a pochi metri, si trova uno spiazzo a ridosso del naviglio cremonese e dell'Oglio dove era in sosta la famiglia Pantic con due camper.
Cinque colpi di pistola sono stati esplosi (non si conosce da che distanza) contro i mezzi e alla fine la tragedia. «Papà sta male» dirà poco dopo disperato al 118 uno dei figli.
Nel cuore della notte, nessuno immagina quanto terribile sia la verità per questa famiglia: indifesa, nel momento più fragile e più sacro che ogni famiglia vive, venire uccisi a tradimento, forse per gioco, forse per una bravata, forse per un'assurda ignoranza e un odio razziale che nulla ha a che vedere con le modalità con cui ci dobbiamo difendere da uno Stato folle che ha consentito immigrazioni selvagge, malavita e proliferazione di mafia e camorra ovunque. Forse è anche colpa della nostra politica questo omicidio, frutto di un'ignoranza mostruosa della politica stessa, mista di buonismo e di incapacità nel gestire e nell'integrare, una ignoranza che va a colpire l'ultimo e più incolpevole degli esseri umani di una scala sociale ancora ben presente, se non persino più pronunciata che nell'Ottocento.
E' la politica della finta pietà e dell'impreparazione, quella di chi tutti accoglie ma nessuno consola, nessuno aiuta, né tra chi accoglie (italiani) né tra chi è accolto.
La politica della grande casba fatta subire a immigrati e residenti.
Aspetti questi che hanno forse finito per destare lati oscuri e mostruosi di certa gente.
La confessione di Costelli, che quella sera in maschera vestiva da cardinale, viene ritenuta credibile.
Lunedì mattina l'irruzione dei carabinieri nella sua abitazione, il sequestro della droga e di una prima pistola regolarmente denunciata. L'altra manca, ma Costelli dice di esserne stato derubato senza tuttavia aver sporto denuncia.
Via in caserma: ancora poche ore e i carabinieri si faranno riportare da Costelli alla sua abitazione, prelevando anche la pistola mancante custodita in un risvolto del camino.
È una 357 che può aver sparato anche proiettili calibro 38. Ora la parola spetta ai Ris. Lasciamo ai quotidiani l'evolversi di manette e condanne, noi ci fermiamo qui, in una notte illuminata dalla luna e dal brillio di un naviglio durante la quale qualcuno ha fatto esplodere il proprio odio.
Nella notte di Carnevale cresce come un'ombra la mostruosa deformazione di un razzismo non molto dissimile da quello dell'Alabama e proprio di Stati, come il nostro, dove i primi carnefici vivono su poltrone di velluto e stipendi da favola, lasciando che il popolo si scanni, senza formazione, correzione, integrazione, difesa, lavoro. Tutto come un tempo, dalla rivolta dei forni di manzoniana memoria fino all'antico pane e circo che come oppio lasciava in una gretta ignoranza un popolo da affamare ma non troppo, da istruire nient'affatto. 

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