Un pazzo camminatore con una spolverata di Auricchio

Singolare serata a casa Libretti
Ritratto di Redazione

Capita la sera che ti chiamano mentre stai consumando un aperitivo e decidendo la tua serata (26 aprile) con la famiglia... E ti raccontano di un pazzo che ha intenzione di andare da una parte all'altra del mondo, partendo e arrivando a Savigliano (Cuneo) e passando per Chiari. E allora molli tutto e arrivi a Chiari, suonando a quella specie di reggia agrituristica che si è messo in piedi uno dei personaggi più simpatici e ormai «defunti» della politica clarense, come Franco «Charlie» Libretti, spirito An, passato An, ma soprattutto imprenditore di una Colimatic che è riferimento mondiale nella produzione di macchine confezionatrici e produttrici di tutto ciò che ha a che fare con involucri sintetici e non solo (condom compresi).
L'avevo lasciato sul pianerottolo del Marchettiano a «ostiare» per un'approvazione al Pip a fine anni Novanta, lo intravvedevo ancora con la sua Jaguar ogni tanto, poi è scomparso dentro questo quadrilatero agrituristico in via Fame (un nome un programma) dove accoglie evidentemente anche i pazzi che camminano senza fine.
E il pazzo di turno si ricorda il giorno in cui ha maturato questa folle idea (il 10 settembre dello scorso anno), si ricorda i giorni che dovrà trascorrere in giro per il mondo (almeno 1825), i chilometri che dovrà percorrere ogni giorno (30) e il budget giornaliero (10 euro)... Ieri però, il cuneese Mattia Miraglio, 26 anni, si è ricordato di concedersi anche un'eccezione, rispetto al fornelletto da campo per farsi da mangiare e al sacco a pelo. Così ha preso il telefono e mentre camminava da Calcio verso Chiari ha cercato un agriturismo con alloggio, finendo alla Corte Breda di Franco «Charlie» Libretti.
Incredulo di avere davanti un camminatore «globale», Libretti, volto noto per la sua attività politica e soprattutto il suo impegno come capitano di impresa con la Colimatic, ha contattato la stampa per dare voce a questa intrapresa.
«E' un'eccezione – spiega Mattia – questa pausa in agriturismo, anche perché sono stato raggiunto da un amico e non potevo certo riceverlo in tenda. Ho deciso di partire per questo viaggio per cambiare vita e allontanarmi dalla noia e dall'apatia in cui mi trovavo. Ho lavorato come cameriere, poi ho gestito un sito per la distribuzione di vino, ma non ero contento e ogni risveglio mi pesava. Mio padre, quando l'ha saputo, è invecchiato improvvisamente – scherza – ma poi è stato dalla mia parte e mi ha aiutato anche nel trovare gli sponsor e nell'organizzare psicologicamente il viaggio».
Un viaggio che vedrà questo «clarense» adottivo, partito da Cuneo il 19 aprile, passare per Croazia, Serbia, attraversare il Bosforo, toccare Iran, Dubai, India, Malesia, Indonesia, attraversare l' «outback» australiano, raggiungere la Nuova Zelanda, proseguire in Canada, scendendo lungo gli Usa fino a in Messico. Poi Uruguai, Argentina, Brasile e infine, con una nave cargo, raggiungere il Sud Africa per risalire fino a raggiungere il Marocco e tornare in Italia via Spagna e Francia.
Da Savigliano Mattia se n'è sempre andato, attirato dalla voglia di conoscere il mondo e di lavorare: prima Londra, poi la Spagna, poi una esperienza in Veneto. «Non ho paura di stare lontano da casa, anzi, credo di poter crescere molto grazie a questa magnifica esperienza. Serviranno almeno cinque anni – spiega – per concludere il viaggio, proseguendo con una media di 30 chilometri al giorno per un totale di 50 mila chilometri».
Non teme la solitudine: «Anzi – precisa – la cerco. Non temo la noia del cammino, dopo un po' tutto diventa un viaggio anche mentale, poiché il cammino ti concede di pensare tantissimo. A spaventarmi è in realtà l'Africa, che credo conservi più incognite rispetto all'Asia».
Con sé porta una «chariot», una cariolina professionale per condurre con sé tutti i generi di prima necessità: «Tenda, abbigliamento, computer, satellitare, materassino. Grazie alla tecnologia – rivela – i miei genitori mi hanno detto che sanno più ora dove sono che non quando uscivo la sera».
Calciatore semi professionista (giocava nel Saluzzo), snowboardista, camminatore già lungo la via Francigena, Mattia si dice illuminato proprio dalla via «francesca» che lo avrebbe spinto a questa esperienza.  «Ho smesso di fumare – spiega – il giorno prima di partire. Ho attrezzato con un pannello fotovoltaico il mio 'carretto' così da avere autonoma energetica e ho cambiato radicalmente vita praticamente in un istante. La verità è che mi sono sentito subito bene».
La sua avventura può essere seguita su www.mattiamiraglio.it, su Facebook cercando «50000 km» e via Twitter con l'hashtag #meetmattia.
Che la sera di sabato 26 aprile, a Chiari, sia particolare lo dimostra la coincidenza con il compleanno di «Charlie» Libretti (fanno 65) e l'arrivo, nella stessa serata, del capitano di impresa e amico di famiglia Antonio Auricchio, in un porto di mare a cui, probabilmente, riapproderà tra cinque anni, a traversata compiuta, un piemontese partito a 26 anni e tornato «italiano» 31enne con i calli ai piedi.
Per quella data l'accoglienza della famiglia Libretti sarà assicurata.
Postilla doverosa: la simpatia di «Charlie» Libretti e della sua famiglia che ci hanno accolto con una magnifica spaghettata trasformando in un convivio spassoso la serata, tutta a indovinare dove andrà la politica clarense... Fino allo squillo del telefono...
E Libretti conferma la sua simpatia anche alle prese con questa telefonata notturna: mentre guarda il numero in arrivo sul cellulare, riesce a stupire ancora dopo tanti anni persino i suoi... Parlotta prima di rispondere e dice «Ah questo è Antonio...» poi risponde, dice due parole e mette giù. Sono le 22 ormai... «Arriva Auricchio – si rivolge al genero – ma l'è finida la butiglia de Zanetti. Ciapomén en otra, mia chela lé, Zanetti è un'altra storia».
Neanche il tempo di realizzare per la famiglia: «Ma chi? Auricchio, quello del formaggio?»...
«Sì era lui, arriva adesso» dice con una semplicità disarmante Charlie... A notte ormai inoltrata, ma pare mattino per la famiglia Libretti, arriva uno dei più grandi imprenditori nazionali della filiera lattiero-casearia, fresco dell'acquisto del Caseificio Villa.
Storie attorno a un tavolone in una sala con una dependance-cucina degna di atmosfere d'altri tempi, che oggi respiri solo in un museo come la casa del Podesta di Salò e che invece a Chiari torni a respirare nella più normale, straordinaria quotidianità.
Il provolone nero, fiore all'occhiello di casa Auricchio, finisce in frigo insieme alle chiacchiere di una serata che riprenderemo tra cinque anni, cuneense permettendo.

 

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