"10 ottobre, il disagio mentale è di chi ha un pregiudizio"

Ritratto di Redazione

Caro Direttore,

  chiariamo che il 10 ottobre è la data scelta come «giornata mondiale della salute mentale», giunta ormai al suo 22° compleanno. Almneo una volta all'anno ci viene fatto l'invito a guardare, o forse meglio, a vedere quel mondo che nel nostro inconscio continuiamo a immaginare come quasi sempre ci viene cinematograficamente proposto.
E' in questo contesto che vi sono «le ragnatele», proprio perché appartiene a luoghi e comportamenti non più frequentati. A volte sul vios di chi ha un disagio mentale la malinconia e la sofferenza appaiono evidenti.
Al suo malessere egli è spesso costretto ad aggiungere il disagio che nota di provocare nelle persone che incontra. Resiste ancora l'idea che la malattia mentale sia la punizione per qualche colpa.
La molteplicità delle sue manifestazioni e l'insorgenza priva a volte di motivazioni viene percepita come una minaccia che riguarda ognuno di noi facendoci sentire vulnerabili.
L'opposto cioè di quanto viene richiesto dal quotidiano palcoscenico del nostro stile di vita.
Abbiamo costruito un modello di società che ci impone di essere giovani, sani, belli, ricchi e tecnologici, costantemente in corsa verso cosa...?
Questo tipo di corsa non ha nulla di sportivo. E' un'arena dove trionfa chi prevale sulle fragilità altrui, gladiatori del terzo millennio, paghi dell'effimero successo di avere acquistato l'ultimo prodotto elettronico un giorno prima degli altri.
Con tutte le persone afflitte da malattie diverse dal problema psichico il contatto diretto è costante e molteplice, non manca il dialogo sempre e comunque, farcito di auguri e incoraggiamenti.
Chi soffre di disagio mentale ha forse più di ogni altro bisogno di incontrare qualcuno che gli sorrida.
Qualcuno che non si allarmi perché un po' diverso dagli altri, così come è diverso il profumo che ogni fiore emana.
Capire di far parte di un gruppo, di una comunità, sentirsi accettato dagli altri è un grande aiuto per accettare se stessi e le situazioni che la malattia ha generato.
Di queste attenzioni ha bisogno anche la sua famiglia. Imparare a riconoscere e apprezzare quanto ala malattia non ha tolto al proprio caro, sapere e capire che ognuno di noi ha dei limiti è fondamentale per tutto il contesto che con il paziente si relazione.
Per togliere definitivamente le ragnatele che eventualmente fossero rimaste puà essere sufficiente far visita al Cps di Rovato dove si può constatare quanto sia diversa la «location» di certi film o romanzi rispetto al luogo in cui operano gli specialisti che lì vi lavorano.
Non mancano nemmeno la disponibilità di mettere in comunione le esperienze di chi ci è già passato e chiede solo di restituire l'aiuto a suo tempo ricevuto. Sono tutti componenti del Filo che unisce» che sanno che si può piangere senza smettere di sperare.

Ettore Marini
Presidente Associazione auto-mutuo-aiuto «Il filo che unisce»

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