L'architettura del '700 a Palazzolo

Ritratto di Redazione

La posizione geografica di Palazzolo ha sempre risentito dell'influenza di Brescia e di Bergamo che, dopo i loro conflitti dei secoli precedenti sul suo territorio, le permettevano finalmente nel primo settecento di godere i nuovi orientamenti economici , artistici e religiosi, derivanti dai rapporti commerciali e politici delle due città con Venezia che riusciva ad imprimere tutte le sue positività , dai suoi commerci, ai fasti della vita nobiliare.

Le influenze artistiche, originate dal Palladio , generarono poi anche nei nostri territori ville, chiese, edifici civili tesi ad assicurare nuovi modelli di vita proiettati nel progresso, nella smania del fare il nuovo, piuttosto che restaurare o ristrutturare, sicchè sorsero nuove chiese, nuovi edifici, ospedali.
Venezia rimase per tutti i nostri territori un valido motivo di benessere e di tranquillità generale che si fece sentire economicamente ed assicurò per tutto il secolo libertà, sicurezza territoriale ed economica:tutto questo durò fino alla fine del secolo, quando il potere centrale si affievolì nei nostri territori, più distanti e sottoposti alle influenze della Rivoluzione Francese.
Dal Concilio di Trento fino all'affermazione dell'Illuminismo gli ambienti artistico-letterari dei nostri territori pullularono di creatività e di continua produzione, coinvolgendo artisti, pittori, architetti, scultori impegnati a rendere belli ed attraenti gli edifici sacri e civili, in un nuovo Rinascimento artistico e culturale.
La presenza a Brescia ed a Palazzolo della nobile ed illuminata famiglia Duranti costituì nel bresciano un'enorme risorsa culturale, ma ebbe collegamenti e rapporti intensi e fecondi anche con il territorio bergamasco, a sua volta ricco di circoli letterari, frequentati da poeti, matematici, storici ed architetti.
Fu in questo clima che nacque un proficuo rapporto di collaborazione tra i Duranti e G.Battista Caniana, il più illustre architetto del barocco bergamasco, più noto ai tempi suoi che celebrato poi ai tempi nostri, del quale ho già parlato a proposito della chiesa di S.Alberto.
Artista cresciuto in una famiglia di intarsiatori, formatosi nella bottega, ma poi acculturato nella Venezia e nella Roma dove visse nel clima del barocco Borrominiano, produsse molti edifici sacri nella bergamasca, unitamente a dimore nobiliari che lo resero famoso e richiesto anche nel bresciano, a Sulzano e Sale Marasino.Fu molto apprezzato dai Duranti che lo scelsero come architetto delle dimore di campagna e sopratutto di quelle palazzolesi, dove le loro proprietà interessavano i terrazzamenti di Riva, di Mura e della via Carvasaglio.Il Caniana progettò il palazzo di via Matteotti a fianco del portale d'ingresso alla proprietà, tuttora incompleto.Dopo la chiesa della S.S.Trinità, affine a quelle di S.Caterina a Bergamo, Pradalunga, Ardesio, progettate intorno al 1740, progettò anche la parte frontale e la scalinata d'accesso di palazzo Muzio in via Consonni, integrando il palazzo esistente già dei Duranti, ceduto in quel tempo ai Muzio, "filatolieri"bergamaschi.
La balaustra ultra barocca in arenaria di Sarnico e gli abbellimenti con presenza di decorazioni ed affreschi, sia nei soffitti interni, che sulla parete del cortile di fronte all'ingresso, richiamano interamente quanto realizzato dall'architetto a palazzo Rotigni di Carobbio.Palazzo Muzio fu poi venduto al Comune che lo utilizzò per le vecchie scuole, per poi venire purtroppo rivenduto a privati nel 1963 per una cifra irrisoria, suscitando enorme disapprovazione, analogamente ad altre operazioni urbanistiche ed architettoniche del tutto discutibili, avvenute in quel periodo, con conseguenze tuttora percettibili.
L'influsso dei Duranti a Palazzolo si estese anche nella costruzione della nuova Parrocchiale dove all'architetto Massari venne affiancato Antonio Marchetti, autore del loro palazzo di Brescia, oggi Giordani-Caldera:la nuova grande chiesa completò il quadro socio-religioso della Palazzolo pre-industriale che trovò il suo apice nel secolo successivo.Il grande edificio, posto in fianco alle isole dei mulini, con la sua mole, si contrapponeva al magnifico Ospedale, opera analoga a quello di Verolanuova, pure progettato nel 1728 dal Caniana, là incaricato dalla contessa Gambara.
L'architetto, prima della sua morte avvenuta nel 1754, concluse la collaborazione con i Duranti e con i benefattori palazzolesi che, con alla testa il conte Foresti, già dal 1713 avevano voluto l'opera, progettando quell'edificio, stilisticamente a lui attribuibile, purtroppo poi ristrutturato per adeguarlo alle mutate esigenze sanitarie negli anni '60, di cui rimane solo il piccolo corpo a destra.
Meglio sarebbe stato, come, tra le varie soluzioni lungimiranti, si era ipotizzato, costruirne uno nuovo in periferia, salvando l'architettura dell'esistente con altra destinazione d'uso e usufruendo fin d'allora di una nuova struttura, adeguata ai tempi ed in grado, forse, di consentire la presenza di un ospedale a Palazzolo anche oggi. 
 

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