Avevo nello specchietto retrovisore l'immagine del castello di Soncino... Me lo lasciavo alle spalle mentre guidavo un'Audi 80 (figlia degli anni 80) e mio padre non sapeva, ma aveva in me - ora lo capisco, solo ora mentre allora pensavo di essere un furfante - tutta la fiducia e l'amore per un figlio che considerava grande e responsabile... Pur sapendo che in tutta quella grandezza e responsabilità potevano crescere tanti imprevisti opposti...
E in fondo mi è sempre andata bene, nonostante gli imprevisti. E con gran culo. Le mie fughe da casa - con una incoscienza, in realtà, da paura, perché guidare un'auto a 20 anni era ed è una follia, perché è follia vivere le nostre strade - erano davvero «brave» come si intende brava la vita di chi esplora...
E Soncino, dunque, Soncino...