Il nostro network compie 21 anni

... e si allarga sino a Desenzano
Ritratto di Redazione

Donare l'informazione a titolo gratuito, da 21 anni a questa parte.
Prima di ogni altro nella nostra Provincia, se si escludono bollettini di Comune o Parrocchia, pure ragguardevoli nel loro cimento eppure lontani, anzi lontanissimi, da un cimento, il nostro, che non prevede di vivere di abbonamenti o acquisti.
Il nostro gruppo è debuttato così, da un cimento che ha visto Marino Manuelli anima prima e anima piena, nel lanciare e nel prevedere il successo di questi mensili a distribuzione massiccia e gratuita.
Si partì in grande, perché già nel 1995 i nostri giornali uscirono in bicromia, ossia con l'impiego del colore rosso, a virare immagini, testate, vignette. In tre anni i giornali arrivarono a tre, con Il Giornale di Chiari che trovò fratelli prima quello di Palazzolo e poi quello di Rovato. Al quarto anno nacque Il Giornale di Iseo e del Sebino.
Quattro testate che hanno affrontato i marosi della crisi editoriale, del libro in primis, figuriamoci della carta stampata per l'informazione. Ricordo ancora con piacevole stupore (io ingenuo) le domande di un caporedattore del Giornale di Brescia: «Ma quale cordata sta dietro a voi per resistere?».
La risposta, oggi come allora, è la stessa. Nessuna cordata: un'impresa editoriale che vive di una sola società e di mille volontà, dai collaboratori commerciali a quelli della redazione, a cui si aggiungono decine di collaboratori esterni che occasionalmente hanno tracciato la storia del nostro gruppo.
A questo cimento, figlio del vento della nostra passione, si è aggiunto nel febbraio 2014 il mensile Under Brescia, che proprio al «vento» irride con la stampigliatura in testata «fatto per resistere al vento», ossia alle voluttà editoriali, alle tentazioni di chi apre per illusione, per speranza, per gioia momentanea. No, noi abbiamo aperto e resuscitato dai mille perigli le nostre testate sapendo sempre che si tratta di un cimento, di una disgraziata-aggraziata impresa, disponibile a chiudere sempre, da un momento all'altro, come qualsiasi impresa figlia di un Paese che ha un Governo ladro pronto a derubare le imprese migliori per «lardare» i propri pessimi attori.
E ora? Ora Under Brescia si affaccia al 2015 con una novità avviata a dicembre 2014 con una distribuzione ancora più corposa, che spinge le sue 15 mila copie anche sul lago di Garda, con una pagina dedicata a Desenzano.
Un'impresa accolta già con favore dai negozianti e dalle aziende in varia guisa della capitale gardesana. Senza che questo significhi il vero successo commerciale della nostra intrapresa. Certamente, tuttavia, abbiamo la pretesa di spiattellare in questo breve editoriale il successo delle dichiarazioni dei nostri inserzionisti – l'anima vera della nostra attività – che hanno accolto con entusiasmo una simile espansione geografica, che finisce per fare di Under Brescia la punta di diamante di cinque testate, allargando la sua potenzialità informativa dalla città di Brescia e dall'hinterland sino all'autorevole ed eccellente bacino gardesano.
Un bacino che battiamo tenendo come caposaldo proprio la gloriosa Desenzano, aperta al turismo come pure legata al commercio e all'intrapresa tradizionale.

E taglio corto, io che sono sconvolto dai proclami di Spa editoriali che annunciano «pubblicità in crescita» e hanno bilanci da far paura per segni negativi per milioni di euro, per tornare invece a celebrare con turibolo (io ex chierichetto e oggi pressoché laico se non proprio ateo) l'incenso di questa storia, lunga appunto 21 anni.
«21 anni – ripetevo nel letto al mio risveglio da universitario di Lettere Moderne – 21 anni, e mi stordivo di sgomento per pensare questa età tanto gravemente avanzata. 21 anni! Massi 21 anni!».
Mi sembrava un'eternità e mai avrei pensato che quella fascina di anni, che mi vedeva da poco protagonista di questa storia editoriale, mi avrebbe visto riviverne altrettanti proprio in seno a queste pagine. Senza vendere barattoli di passata o pigiami (che c'è n'è sempre bisogno) ma notizie e storie, che ce n'è ancora più bisogno ma, si sa, la gente, la grande gente manzoniana, i libri e i giornali se li vuole addosso solo quando glieli cacci giù per il gargarozzo, e poi li pretende sempre una volta abituata, come fosse la pappa scontata di un collegio.
E oggi, per chi si aspetta diverse ammissioni, a 39 anni mi sento giustamente persino più vecchio e annoiato, non più dai miei proclami di vecchiaia ventunenne, ma dai proclami di vegliardi bacucchi che sbandierano intraprese editoriali già più volte morte e sepolte ma mantenute dal dané di un doping che non ammette oltranza, ma dovrà prima o poi cedere. Non tanto per noi, che chiediamo di morire ancor prima, ma per la Gente, un popolo di persone che ha visto e ascoltato le opere di Verdi soltanto in minoranza a oltre cent'anni dalla morte del Maestro. Perché dunque donargli l'illusione di mille porcherie editoriali che annunciano proclami e finzioni sapendoli tali, ossia proclami e finzioni?
Non è opportuno citare i nomi dei giornali che abbiamo visto sepolti e decomposti, ma quanta vergognosa «droga» finanziaria gli è stata data. Agli altri, invece, a quelli onesti, il nostro saluto ossequioso per avere tentato e concluso anzitempo una strada tortuosa.
Ora poi che persino si fanno settimanali, a dispetto di bilanci che li vorrebbero distrutti, a dispetto di trattamenti economici di collaboratori che sono illusi e traditi con la malia del «diventerai giornalista», salvo poi percepire zero compensi o poco più a fine mese, la tristezza di dover proseguire questo cammino si fa forte. La tristezza di vivere un panorama venato da crisi enorme e da ciarlatanerie ancora più grandi...
Ma a questa mestizia si affianca l'entusiasmo di chi ci riconosce, a Chiari, Palazzolo, su tutto il lago d'Iseo, nella veneranda Rovato, come pure nei Comuni limitrofi, e orami sempre più a Brescia e in tutto il suo bacino, fino alla perla del Garda.
E la parola che ci commuove di più è proprio Gente: la gente fatta di lettori come pure di imprenditori che sempre più ci riconoscono, per non aver mai mollato, mai abbandonato i 4 colori, mai abbandonato la carta patinata 100 grammi, mai il formato maxi.
Sono aspetti fondamentali, che non tutti possono riconoscere e nulla possiamo rimproverare a chi non li riconosce, abituato com'è alla carta in rotativa e ai mille cambiamenti in piccolo che stanno interessando persino testate nazionali come il Corriere della Sera. Eppure ce ne sono tanti che ci riempiono il cuore! Basta dire di chi ti racconta di avere ancora una copia conservata da anni ancora intatta e perfetta e ti dice «il vostro è il giornale di carta buona, forte e rigida che non perde mai colore, né prende umidità». Sembra una frase fatta da noi, invece è fatta da chi ama in primis i libri e vede decomporsi i volumi economici, figuriamoci quanto sia infine stupito dal vedere «perpetui» i nostri giornali, fatti per durare un mese (secondo la denominazione «mensile») e invece fabbricati in un'antica tipografia (Pagani di Lumezzane) per durare sempre.
Grazie, cari lettori, per averci fatto passare la paura dei 21 anni e averci fatto affacciare alla paura dei prossimi passi.

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