Quale futuro per il cotonificio Ferrari?

Ritratto di Redazione

Le immagini color seppia riproducono il complesso industriale,più conosciuto come "cotonificio Ferrari" che ha occupato una vasta area in prossimità del ponte autostradale ed  adiacente al fiume Oglio,tanto da diventare quasi parte integrante del paesaggio,nonostante la sua che oggi definiremmo impropria ubicazione: il complesso invece ha trovato la sua nascita ed espansione proprio per la presenza del fiume e delle roggie derivate,da cui trarre la forza motrice.Ciò come è avvenuto in gran parte degli insediamenti industriali sorti in vicinanza dei fiumi sia in italia che in Europa e Palazzolo  ne è stata un esempio  fino agli anni 60,anche su quelle aree poi dismesse ed oggi trasformate sapientemente in parco pubblico e parcheggi.Un tempo appartenente al comune di Adro,l'area a nord sul cui sedime si sarebbe sviluppato poi il cotonificio,dapprima di proprietà Introini, ospitava nel 1752 un vecchio mulino che prelevava l'acqua dall'adiacente roggia Vetra,la più antica roggia risalente al XIII secolo,mentre sovrastante scorre la Fusia costruita nel 1437,utilizzata come canale navigabile dal Lago d'Iseo fino a Palazzolo fino dal 1460 e poi sostituita dalla ferrovia Palazzolo-Paratico,che le scorre parallela, nel 1876.Esiste una serie di mappe storiche che rappresentano i progressivi ampliamenti realizzati, sempre nella zona nord dell'area, successivi al vecchio mulino e posti a sud dello stesso,poi successivamente estesi sempre a sud,mediante nuovi interventi edilizi a seguito della forte affermazione commerciale dell'azienda . Nel primo 900 venne costruito con funzioni direzionali anche un interessante un edificio in stile vagamente analogo alla ex villa-Lanfranchi ora restaurata : oggi di  esso rimane qualche traccia che si distingue tra le macerie di ciò che rimane della fabbrica, nella parte più storica priva di copertura ed orrendamente costellata da selvagge demolizioni,intercalate da muri decorati dai graffittari .In quegli anni  furono imponenti gli interventi tesi a regolare i flussi del fiume,garantendo l'irrigazione per l'agricoltura della bassa e la protezione degli insediamenti dagli allagamenti  e creando nuovi canali per la produzione di forza elettrica:ricordiamo la diga di Sarnico costruita tra il 1929 ed il 1935 insieme alla centrale elettrica NK di Capriolo.Intorno agli anni 60 poi la costruzione della nuova diga Italcementi ha completato l'assetto difensivo e regolatore del fiume,consentendo all'azienda una maggior tranquillità così da continuare ad impiegare ulteriori e massicci investimenti finanziari al fine di costruire nuovi capannoni per la produzione tessile  che in quegli anni e  almeno fino intorno all'80, ebbe una notevole espansione sul mercato mondiale,usufruendo della manodopera della zona.Per inquadrare meglio quanto avvenuto alla grande azienda,con tutte le conseguenze derivate sul piano edilizio, è opportuno tratteggiare storicamente la dinamica economico-produttiva della nostra zona in quel periodo.Il quadro economico di allora vedeva Palazzolo come centro principale della Media Valle dell'Oglio per i vari aspetti storici ed economici,forte della sua posizione geografica ,a cavallo tra le due provincie con 9 comuni di riferimento e con la legittima ambizione di costituirne l'asse portante a tutti i livelli,da quello industriale a quello sanitario.Il periodo dal 70 al 80 segna  il massimo della produttività aziendale ,ma già nel settore tessile incomincia un micro frazionamento costituito da piccole aziende in espansione  che porterà ad una diminuzione progressiva nel periodo 80-90.Tutto ciò costituirà l'inizio di una crisi aziendale che poi interesserà anche l'intera struttura edilizia,anticipando quel decadimento complessivo,già visibile nel 2006,ma ora ridotto ad irrecuperabile sfacelo edilizio. Nel prossimo contributo verranno analizzati i tentativi urbanistici di salvataggio del recente passato e le prospettive future dell'area,visto l'interesse che la sua situazione di degrado ha già suscitato sulla stampa anche nazionale.

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