Ti ricordo così Isacco...

In memoria di Isacco Rocca
Ritratto di Redazione

Io ero contro di te e i tuoi «maledetti, bastardi, schifosi ludrianesi»... e tu eri contro di me e i «maledetti, bastardi, schifosi roccafranchesi...». Eravamo cresciuti con queste assurde credenze.
Era una giornata di sole, forse giugno, visto il caldo.
Eravamo in zona artigianale, direi per intenderci alla prima svolta dietro l'azienda Casalini che già c'era, ma dietro erano terra brulla e una prima urbanizzazione.
La verità è che tu, tuo fratello Cassio, i Tinti (Mauro e Giuliano), Marco Foschetti, Floriano, credo Salvati e qualcun altro eravate più coraggiosi e forti di noi... Ci eravamo inventati la battaglia tra Ludriano e Rocca. A coordinarla il maestro di ginnastica Paolo Alessandrini (quoto sua figlia Sara Alessandrini che prego di fare avere al papà questa testimonianza).
Qualcuno direbbe una stronzata. Invece fu una figata, un qualcosa per mettere a tacere una volta per tutte le nostre assurde rivalità e velleità... «Continuate a odiarvi e a maledirvi – ci disse un giorno Paolo in palestra – allora se vi odiate così tanto provate a trovarvi faccia a faccia»
Fu un gesto apotropaico, un modo per mettere in ridicolo odi assurdi, sotto il suo patrocinio che avrebbe per lo meno garantito che non ci sfasciassimo... anzi, che non ci sfasciassero. Ma non c'era pericolo... Quel giorno i codardi fummo noi e vinsero Isacco, Cassio ecc. ecc. Vinse Ludriano... La Ludriano che volevamo far passare coglione e che invece si rivelò leone.
Roccafranca contro Ludriano fa ridere ancora oggi... Certo sono due borghi con una propria identità ma ci conosciamo tutti e odiarci è un po' come odiare uno perché arriva da un chilometro di distanza o da 1000 chilometri... (chi ha orecchie per intendere..).

Ma torniamo a noi...

Dopo che noi roccafranchesi scappammo in lungo e in largo per la campagna dell'area artigianale che stava nascendo, nascondendoci addirittura sotto le frasche delle "soche" e trovandoci Paolo a dirci "ma che fate? vi state cagando sotto?", fummo costretti a uscire allo scoperto, davanti a loro che ormai si erano schierati davanti a noi con un coraggio e una voglia di farci a pezzi che non ti serviva essere nella loro testa per indovinarlo...
Aveva ragione Paolo: ci eravamo preparati per venti giorni e ogni giorno che passava si caricavano tensione e paura: e ci stavamo cagando sotto... Nessuno di noi roccafranchesi spiccicò una parola. Ricordo, non per vantarmi ma ne fui particolarmente orgoglioso (pensate un po'), che fui il primo a rompere il silenzio dopo i loro insulti rivolgendo una battuta a Cassio che aveva le braghe a strisce nere e bianche: "Senti chi parla - gli dissi - tu che hai le braghe da carcerato". Scoppiò una risata fragorosa... Poi però per noi fu il tracollo...  Oli (Beppe Olivini), il portierone di mille partite, fu l'unico ad arrembare un paio di calci in culo a qualcuno... Ma tutti arretrammo e fummo spodestati in men che non si dica di tutte le armi costruite come voleva il regolamento. Ci avevano terrorizzati solo a colpi di elastico...
Che randagi pavidi che eravamo... Ricordo che qualcuno supplicò Paolo di non farsi portare via lo scudo perché era il coperchio del secchio dei rifiuti e sarebbe stato rimproverato dai genitori... Fu l'unica concessione ammessa...
Poco dopo, ormai disarmati, vedemmo i nostri rivali esultare dopo la proclamazione del maestro Paolo... e capimmo un istante dopo che non avevamo un barlume di possibilità di farcela: avevamo davanti dei magnifici selvaggi e coraggiosi... Mai potrò dimenticare il loro festeggiamento: in tre o quattro si buttarono a fare il bagno nel piccolo fosso che correva pieno di acqua marrone poco distante... Fu un bagno liberatorio e noi avevamo poco da ridere... Rientrati verso la Valdoglio, dove avevamo parcheggiato le bici, subimmo l'ennesimo sberleffo: trovammo tutte le biciclette sgonfiate.
Tra noi, ricordo Giuseppe Bosetti, Marco Rivetti, Giuseppe Olivini, mio fratello Gianluigi, forse ma non sono sicuro anche Renato Loda  e altri che non ricordo (chi se lo ricorda è pregato di farmelo sapere e aggiungeremo i loro nomi in onore di questo triste addio).

Questa storia è la storia di tutte le storie... E' la sintesi di come siano assurde certe paure e certe rivalità, certi razzismi e certi odi. Ricordo bene, a ricompensa di quanto volevamo essere galli, di quanta paura ebbi nell'arrivare dalla quinta elementare alle medie... Svanì in pochi giorni, ma restano un ricordo fortissimo e un insegnamento contro chi semina odio... Non che quelli di Ludriano ci amassero, ma per noi l'insegnamento fu doppio: la frazione (bruttissimo termine) che vince il capoluogo.
Oggi tutta Roccafranca piange Ludriano ma oggi Ludriano, come allora, ci dà il privilegio di farlo, perché in fondo a certe storie e certe vite ludrianesi noi di Rocca ci siamo spesso affacciati con sdegno e superbia, salvo poi celebrare con dolore una dipartita come quella di Isacco... Figura sfortunata e gentile, coraggiosa, spesso disperata, a volte solare a dispetto delle giornate più buie...
La tua autorevolezza nacque, per me, anche in quel lontano giorno di giugno... Avevo sì e no 10 anni, e quando dopo oltre vent'anni ti ritrovavo a Chiari, come a Rovato, poco distante dal mio ufficio, una monetina c'è stata sempre o quasi, spiccioli permettendo... A volte sbottavo simpaticamente perché temevo potesse soltanto farti del male un po' di elemosina, ma sapevo che, ormai, qualcosa ti serviva anche solo per mangiare un panino e sentirti meno solo... E solo ti sarai sentito fino alla fine di questi 41 anni camminando in questa vita bastarda che ti ha voluto spesso dinoccolante lungo le strade tra Rudiano e Rocca, Chiari e Rocca... A volte in bici, a volte a piedi, a volte con una fugace compagnia...
Ora per sempre con la compagnia del nostro ricordo, vale poco... ma c'è.

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