Il guardiano del faro

Ritratto di roberto parolari

E’ una bellissima domenica mattina. Sono a Palazzolo per assistere a una partita di calcio di mio figlio e per me Palazzolo d’estate è il parco Metelli, recentemente violentato dall’inserimento di un distributore automatico di bevande al posto di un chiosco con esseri viventi detti baristi, e nella stagione fredda piazza Roma, con il suo Rocker Pub, uno dei luoghi più autentici del centro storico, a cui mi piace arrivarci spesso a piedi, dal dietro le quinte del centro storico: è la discesa dalla Torre del Popolo, il saluto alla Roggia, al Teatro Sociale e all’Auditorium San Fedele, oltre ai relitti di un’epoca neoclassica e romantica a tratti originale a tratti inventata. Ed è scendendo a fianco della Torre che ho colto con la coda dell’occhio ciò che non tornava, ciò che non era, nell’ordito del comune e consumistico vivere, una cosa normale: un passaggio attraverso una posta abitata. Mi sono fermato e ho colto la cura che si può ancora apprezzare in alcuni borghi sardi, appenninici ma anche della nostra Montisola. Non tornava niente: vedere vasi coccolati a quel modo, ma soprattutto quella prospettiva che da una strada ti ammette a un sentiero, ma prima devi «passare» un casello dove trovi ciabattine in ordine, una panchinetta e scopri una porta che di lato ammette alla vita di una famiglia. Ho avuto l’onore di incontrarla la famiglia di Oscar Pirlo, attraverso le stanze che in sequenza percorrono tutto il tenero edificio d’altri tempi che oggi lo invidi, come tutte le cose a cui l’uomo mette mano con poesia, e che pochi anni prima era «sgrazié», come dicono in Emilia, ovvero abbandonato, fine di una storia come quella gloriosa della Niggeler Kupfer, che pure tanto ha lasciato alla nostra comunità. Tra queste c’è il casello-portineria: qui i commercianti si fermavano, tra l’azienda (a ovest, in basso sotto la torre) e i titolari, che vivevano alla fine del sentiero che la famiglia Pirlo oggi cura con poesia. Una volta riconosciuti, salivano alla villa per trattare prezzi e consegne della gloriosa società tessile. E’ infatti il sentiero denominato «Via Torre del Popolo – Parco della Terza Villa». Grazie a un accordo con il Comune, Pirlo, 56 anni, origini nomadi e figlio di burattinai, con la sua famiglia ha trasformato un angolo derelitto, e persino pauroso, in uno spazio che invoglia alla camminata anche gli anziani. Trasformare un luogo in cui si compivano atti osceni in un idillio è compito dei poeti e Oscar ne ha tutte le qualità.


«Ho sempre lavorato – spiega – e quando sono arrivato a questo ‘porto’ ho chiesto al Comune di poter lavorare in qualche settore. L’idea mi è subito piaciuta e non ci ho pensato due volte. Se non tuteliamo il nostro territorio, la nostra casa, come possiamo pensare di parlare di emergenze abitative. Aver riqualificato questa portineria significa aver dato un senso di amor proprio alla comunità».
Oscar è stato muratore, imbianchino, giardiniere, ma anche mangiafuoco, ovvero artista di strada. Ha quattro figli e tre nipoti, oltre a due bambini in affido provvisorio. Il giorno che lo incontriamo è il 16 ottobre. Mentre ci parlo, arriva la mamma Manuela Saccenti, burattinaia con il padre Gesuino, scomparso da alcuni anni. Con Oscar abbiamo parlato di società, di speranze e di disperate contingenze. Su tantissime cose ci siamo trovati: oserei dire praticamente su tutte, a partire dalla certezza che la politica, intesa come rappresentanza nelle istituzioni, sia moribonda e bisognosa di una rivoluzione civile.
Lo fotografiamo con Francesca e Daniele, appena affidati, e Zoe, il cagnolino. Mentre ci parla, allarga la sua casa alla geografia sottostante: «laggiù c’era la filanda alimentata dai tre mulini a cui è intitolata la via, ora c’è il cosiddetto condominio Maffi. Siamo in un’area in cui le tracce romane nel sottosuolo andrebbero valorizzate e fatte conoscere». «Casa mia – dice Oscar – è una Torre di Babele, dove si incrociano etnie e storie unite dal sangue che è uguale per ogni essere umano». Nella casa di Oscar non c’è un televisore, ma solo un portatile, anche se arrivano canone Rai e si pagano regolarmente tariffa rifiuti e ogni tributo. Nella casa di Oscar il 16 ottobre due nuovi figli sono arrivati per una madre, la sorella di Oscar, che ha fatto i bagagli per un’altra vita. E allora mi è difficile non mettere insieme i «lego» di questo incontro, avvenuto in curva, parcheggiando l’auto in modo improprio, su una strada che percorro almeno venti volte all’anno, dopo aver visto ciò di cui non mi ero mai accorto... Questo sentiero che accoglie una casa che a sua volta accoglie un sentiero. Come i limoni di Montale, questo luogo rappresenta l’essenza del divino che si disvela per un attimo ai nostri occhi. 

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