Addio a Lucchini, il grande uomo della siderurgia
Un pezzo di storia bresciana e italiana con le palle se n'è andato. Luigi Lucchini, il re dell'acciaio, è morto a 94 anni. Una lunga e meritata vita, una morte decorosa per l'età raggiunta. Il resto è intuito, compresa, si spera, la vendita ai russi della sua azienda avendo consegnato alla Severstal il suo colosso. Un colosso che spaziava da Brescia a Piombino e che era noto in tutto il mondo, per rotaie, laminati, billette ecc.
Già presidente di Confindustria dal 1984 al 1988, cavaliere del lavoro a 56 anni, rappresenta un pezzo enorme dell'industria italiana, quella che per intenderci si sta traformando in un'officina, per di più in debito.
Lo seppelliscono la nostalgia per il grande Paese dei G7, oggi di fatto "G come Galbusera", il rispetto per i grandi capitani di impresa e i pregiudizi che inevitabilmente su un grande imprenditore finiscono come i cavoli a merenda. Figlio di un fabbro ha costruito un impero.