AMORE-AIDS: quando Aiuti mi parlò e il Nobel Mullis mi scrisse

Nel giorno della morte dell'immunologo, il ricordo di due scienziati opposti uniti dall'amore per il prossimo
Ritratto di Massimiliano Magli

Circa undici anni fa chiamai lo scienziato Fernando Aiuti (scomparso il 9 gennaio 2019) con la scusa banalissima di conoscere le modalità per sostenere la lotta all'Aids. Non donai alcunché in termini di denaro. Scelsi un dono più sostanzioso: il tempo e l'amore. Il tutto anche grazie a lui che mostrò la disponibilità di prendere la telefonata dalla segretaria e rispondermi. Dunque tempo e affetto sottratti al suo tempo e ai suoi affetti, oltre che al suo lavoro. Fu una telefonata di nemmeno due minuti.
Fu allora che invitai la mia compagna, nonché madre dei miei figli, che accolse di buon grado, a recarci al reparto infettivi del Civile nel giorno dedicato all'Aids...
Era sera. Il silenzio era spettrale, come in qualsiasi reparto di ospedale che non sia di malati di mente o di bambini (curiosa e bellissima coincidenza quest'ultima non credete? Il piacevole rumore esiste spesso dove le regole dell'uomo cedono).
Fu un momento terribile, perché ancora undici anni fa, come oggi, questa malattia è contornata di mistero, ignoranza e incapacità nei confronti di una cura che non sia palliativa, per quanto a lungo termine.
Un reparto come quello dedicato agli infetti da malattie gravi è abitato dalla paura della morte, dall'incertezza della cura, da sensi di colpa, talvolta infondati, altre volte fondatissimi.
Ancora oggi credo che l'Aids sia un male misconosciuto in larga parte, soprattutto dal punto di vista dell'origine scatenante, oltre che nelle sue declinazioni in ceppi. Ma la disponibilità di Aiuti significò una forma di amore che mi fece dedicare tempo, benzina e trovare il coraggio per una serata in questo luogo... Valevano di più di 100 euro, ne ero certo: era troppo facile lavarmi la coscienza con donazioni, se poi si è un ricco, quale io non sono, donare basta ancora meno. Decisi di alzare il culo e cercare di vedere la vita vera oltre che leggere Wikipedia, i siti scientifici, le statistiche e i video in rete.
Due anni dopo, incontrai il libro di Kary Mullis «Ballando nudi nel campo della mente». Il titolo e la copertina di uno scienziato con la tavola da surf - che adoro come concetto pur avendolo praticato solo per tentativi - mi conquistarono... E fu una conquista letteraria straordinaria.
Kary Mullis è stato Premio Nobel nel 1993 per avere scoperto le modalità di replicazione del Dna, attraverso lo sviluppo di una tecnica, la Pcr, relativa alla reazione a catena della polimerasi. Fu premiato per essere uno tra i più importanti «meccanici» del Dna, sia nella replicazione che nella riparazione.
Kary Mullis, il genio del Dna, fece la sua scoperta quasi per caso, ragionando pressoché all'inverso, o meglio guardando direttamente negli occhi ciò che si voleva vedere con altri occhi...
Una valanga di scoperte, a partire dalla penicillina, avvengono per caso. Ma nulla è mai per caso: le botte di fortuna esistono, ma chi non cerca non trova e chi non studia non ha un'auto per raggiungere la donna della sua vita a cento chilometri di distanza...
A furia di cercare lui trovò, come avvenne per la mia scoperta, decisamente ridicola, relativamente a un'equazione che in terza media non riuscivo a risolvere... Nel sonno mi arrivò la soluzione! Chi pensa che il sonno non rechi risposte si sbaglia di grosso... La nostra mente prende il soprassalto e ci racconta tante cose, spesso insignificanti, spesso orrende, spesso magnifiche... Sono certo che ognuno di voi ricorda non solo il sogno bellissimo da cui si svegliò con delusione, ma anche il sogno bellissimo da cui si destò con la gioia di vivere e il sorriso sulla bocca.
Kary Mullis e Fernando Aiuti, probabilmente, non si potevano vedere. Io li unisco nel loro amore per l'umanità e per il modo con cui si sono comportati con me.
Aiuti passò alla storia delle cronache più che per le sue ricerche, per un bacio a una giovane donna sieropositiva (ancora TEMPO e AMORE).
Mullis passò alla storia ufficiale per il premio Nobel, ma soprattutto per la sua negazione dell'Aids, come frutto di un preciso virus e di precise teorie che ai primi degli anni Ottanta fecero piovere nei dipartimenti di ricerca americani milioni di euro, cambiando la targhetta «gay cancer», affissa all'ingresso dei laboratori, in «aids».
Mullis sosteneva inoltre (e questo, vero o meno che sia, è in larga parte comprensibile, dalla mente di un non scienziato) che l'Aids è una sindrome di immunodeficienza innegabile, mentre del virus presunto Hiv ben poco si è saputo per anni e ben poco si sa ancora oggi, nonostante grandi conquiste... Mentre qualcuno ha guadagnato un gran tanto.
Mullis ha rappresentato, a sue spese, il dubbio lecito che ognuno di noi deve avere anche per un'influenza che, spesso, se non trattata adeguatamente, è più letale di qualsiasi raro virus. Già, perché la storia degli antibiotici è davvero un'altra grande pericolosa storia, con tanta verità ma anche false leggende. Da pochi giorni è scomparsa una carissima amica: imbottita di antibiotici e rimasta nel suo letto di casa, forse sarebbe stata salvata se non si fosse ignorato che, oltre al virus dell'influenza, andavano considerati la febbre che non si abbassava e il suo cuore stanco da tempo.
Mullis mi ha insegnato che non basta essere a posto con la coscienza, bisogna essere in grado di capovolgerla e di chiedersi se la coscienza sia ciò che pensiamo realmente o ciò che ci vogliono fare pensare... Poiché veder morire gli altri con la «coscienza a posto» è male.
Nelle loro opposte posizioni, Mullis e Aiuti hanno dimostrato, oltre la scienza, oltre la fede in dio (che pochissimi medici e scienziati hanno), la fede in un altro dio che si chiama amore e che abita il tempo. AMORE E TEMPO...
Il bacio di Aiuti (nel 1991) a una donna, Rosaria Iardino, che oggi è ancora vita e in formissima. E l'amore non è un miracolo oltre la medicina se oggi Rosaria può, ancora in salute, baciare con la sua memoria il suo straordinario amante?
Quanti pregiudizi ha cancellato l'amore?
Più della medicina sicuramente.
Perché l'amore è frutto della ricerca, che è sempre disperata, come la ricerca dell'amore stesso, la ricerca dei propri genitori di un bambino che li ha smarriti in mezzo alla folla.
Il coraggio di Mullis nello sfidare il sistema, nel rischiare la vita assumendo persino l'Lsd per comprendere le barriere del cervello, nel trovare il tempo per rispondermi con sua moglie Nancy, quando nel 2010 lo contattai con uno stentato inglese per dirgli quanto amassi la sua mente e quanto il suo 'ballare nudi' significasse per me rinunciare ai vestiti dell'imperatore e guardare in faccia l'ignoto.
C'è tantissimo orgoglio da parte mia nell'aver pubblicato questa storia. Non c'è invece alcuna vanità, perché la vanità significa il vuoto, mentre pubblicare questa storia significa il dovere di raccontare la grandezza di due uomini e moltiplicarla.
Ci passa la differenza che c'è tra il giustissimo video di un giornalista che dona l'auto a una persona che l'ha vista bruciata dalla mafia (facendo così da traino per altri filantropi) e quella di un poveraccio che mette il nome su un banco donato alla chiesa. Sono così orgoglioso di avere parlato con queste due grandi menti, perché rappresentano, nel mio piccolo, il senso stesso della ricerca. Sognare e provarci. 
E se il telefono è occupato, se il virus non risponde, non mollate mai!
 

LA MIA BREVE MAIL A MULLIS NEL 2010

On Mar 8, 2010, at 3:52 PM, Massimiliano Magli wrote:

thank you Kary to exist.

i'm so near to your life style, your brain, reading your book that in italy sounds as "Ballando nudi nel campo della mente": a magical, wonderful, genial title.

i've not finished again, but, read the half book, i can say to have found a glorious example: you

good luck

massimiliano from italy

LA RISPOSTA DI MULLIS E DELLA MOGLIE NANCY

Lectures <lectures@kary.com>

mar 09/03/2010, 17:56

Utente corrente

Dear Massimiliano,

Thank you for your nice thoughts!  Kary and I love Italy, and have many friends there.

Best regards,

Nancy Mullis
 

 

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