La striscia fluviale detta Pratolongone

Oggi è il Parco Metelli, alle spalle storia e storia
Ritratto di Massimiliano Magli

“Sul fiume è di nuovo primavera”, così recita il volantino che ha annunciato una serie di manifestazioni del 20 e 21 Marzo scorso. Manifestazione che si è svolta lungo il tratto di fiume che costeggia il Parco Metelli.

Questa circostanza mi stimola a raccontare la storia di questa striscia di terra “Il Pratolongone”, che dal “mulì dei pilù” (località “mugazone” ) arriva al ponte dell’Isola. Il prato “allungato” di proprietà della famiglia Zamara, di 15 piò, confina con la Vetra e l’Oglio, ha una cascina, la Colombara, con diverse stanze al piano terra, camere e solai sopra la stalla, un orto circondato di muro e l’aia.
I terreni sono irrigati dall’acqua della Vetra e, quando il fiume cresce, sono quasi tutti allagati con gravi danni alle colture.
Vi abita la famiglia del biolco che lavora questa terra che confina colla Vetra, c’è anche una “rivetta” da cui si ricava un poco “rus” e vi sono alcune piante di moroni di poco frutto. Questo è, in sintesi, il Pratolongone.
Siamo negli anni successivi alla peste del 1630, abbiamo un primo accenno all’esistenza dei gelsi della nostra campagna. Non può sfuggire l’accenno al “rus” cioè alla pianta di sommaco, da cui si ricavava il tannino, utilizzato per la concia delle pelli.
Attività manifatturiera, questa, che segnerà il destino del Pratolongone.
Nella mappa del 1752 è chiaramente indicata la “confetteria di pellami” con una ruota a secchi che pesca nell’Oglio. Ai primi dell’'800 il proprietario è Don Luigi Malvezzi, passata nel 1811 a Domenico Pagani, che la gestisce col figlio Giovanni. Nel 1820 Davide Speckel, commerciante milanese, acquista tutto il Pratolongone, con casamento e bocchetto Vetra con facoltà di porre una nuova ruota nel ramo dell’Oglio e riattare l’antico edificio per la concia delle pelli.
Nel 1860 muore lo Speckel e, passati due anni, la manifattura passa in mano di Francesco Nulli di Iseo che utilizza la forza motrice fornita dalle due ruote pescanti nel fiume.
Gabriele Rosa, patriota iseano, nel 1872 scriverà che “appariscente a Palazzolo è pure la concia delle pelli, già Speckel, ora perfezionata da Francesco Nulli. Sino a quattro anni fa le officine meccaniche dell’Italia settentrionale traevano unicamente dall’estero le cinghie di corame trasmettitrici di noti. Il Nulli a Palazzolo si studiò di riprodurle al miglior patto e vi riuscì assai bene e poi fu seguito da altri nella Lombardia, la quale ora può emanciparsi dall’estero da questo prodotto. Il Nulli concia 1200 pelli all’anno con trenta operai”.
La conceria Nulli ridurrà progressivamente la produzione per chiudere nel 1922. Nel comune sentire dei palazzolesi, quel sito continuerà ad essere indicato come “el loc dei noi”.
Dal Pratolongone, al loc dei Nulli, oggi parco pubblico Metelli.
Aggiungo: Pratolongone. Proprietaria Cornelia Mazzacurati Maurizio. Nella cascina abitava la famiglia di Fausto Marini
Nelle altre case di abitazione stavano:
Caccia-Bonetti-Bombana Giovanni-Gozzini-Piantoni-Alberti- Rossi- Zambelli- Ghilardi-Vavassori detto Poia.
Laboratorio artigianali: Bottoni Ugo Facchetti, Falegname Bedoschi in cui lavorava Ranghetti, Modelista Calabria, Macchine per il pane poi bottoni Viola, Autorimessa Leone Fappanni Marchetti Eugenio-Tomasini, Oste Pagani Barche de Calì (Bonassi)-de Guerino Facuetti. Ora di Vito.
 

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